“Noi, Vescovi del Piemonte, con viva fraternità e responsabilità, ci uniamo a Papa Francesco e a tutti gli altri “pastori” d’Italia per promuovere una cultura dell’incontro in un dialogo chiaro, motivato, sereno con tutte le componenti della nostra società, forti dell’unica potenza umano-divina, quella dell’amore”. Inizia così il documento della Cei Piemonte-Valle d’Aosta in relazione al Family Day, con il quale ribascono “due grandi riflessioni e insegnamenti da noi ricevuti e trasmessi e da tutti esperienzialmente constatabili”.
Nella foto il vescovo di Aosta, Franco Lovignana, con Papa Francesco
La prima riflessione riguarda la “famiglia che è fondata sul matrimonio, unione d’amore vissuta stabilmente tra donna e uomo, aperta alla gioia responsabile del dono dei figli. I figli devono beneficiare dell’amore operosamente efficace di un padre e di una madre”. I Vescovo ribascono che “gli adulti non possono e non devono trasformare desideri in diritti e imporre al minore ciò che ritengono bello e giusto per se stessi”.
Infatti la famiglia “è un dono costitutivo, architrave, di ogni civiltà, della vita della persona, della bella e buona espressione di tanti italiani”. Lo attesta e conferma con saggezza e chiarezza la Costituzione della nostra Italia. Per salvaguardare e promuovere questi valori fondamentali anche dal punto di vista legislativo, i Vescovi raccomandano “calorosamente”, unendosi alla sollecitazione del Cardinal Bagnasco, “un’ampia partecipazione al Family day del prossimo 30 gennaio a Roma”.
Nel documento della Conferenza Episcopale Piemonte-VdA, viene inoltre ribadito che “tutte le unioni di coppie, comprese quelle omosessuali, non possono essere equiparate al matrimonio e alla famiglia. Tenuto fermo questo principio, anche le unioni omosessuali, come tutte le unioni affettive di fatto, richiedono una regolamentazione chiara di diritti e di doveri, espressa con saggezza”.
Viene riconosciuta “la grande importanza e la delicatezza di questo tema che deve essere affrontato e dibattuto”, ma senza pervenire a compromessi politici, “frutto di equilibrismi tra poteri, che porterebbero a conseguenze negative a tutti i livelli, sociali e culturali, per le famiglie stesse”.





