“Il permanere di difficoltà settoriali, accompagnate da un’elevata instabilità occupazionale e dalla persistenza di fenomeni di criticità sul mercato del lavoro” La fotografia è di Dario Ceccarelli, Capo dell’osservatorio economico e sociale ella Regione, che oggi ha presentato rapporto2015 frutto della collaborazione tra Osservatorio economico e sociale della Presidenza della Regione e Dipartimento politiche del lavoro e della formazione dell’Assessorato regionale Attività produttive, energia e politiche del lavoro.
“Se il 2009 è stato l’anno di massima crisi per il sistema regionale, il biennio 2012-2013 – ha aggiunto Ceccarelli - ha rappresentato una nuova punta nelle difficoltà, mentre il periodo più recente, anche se in maniera non lineare e pur debolmente, mostra segnali di lento miglioramento. In sostanza, anche la Valle d’Aosta, riflettendo quanto successo in Italia, pur con delle differenze quantitative, ha subito gli effetti del fatto per cui le crisi sono state in realtà due (double dip) successive, interrotte da un breve periodo di arresto della caduta”.
Nel 2014 gli occupati sono mediamente pari a circa 55.100 unità, le forze di lavoro sfiorano le 60.500 unità, mentre l’area della disoccupazione interessa, in media, circa 5.400 unità. Rispetto al 2011 si registra una contrazione significativa degli occupati (-1,8%, pari ad una riduzione di circa 1.000 unità), a cui si affianca un aumento della partecipazione, in quanto le forze lavoro sono cresciute del 2,2%.
Il combinato di queste due variazioni ha quindi determinato un nuovo e sensibile ampliamento delle persone in cerca di occupazione, passate da circa 3.100 unità, alle richiamate circa 5.400 dell’ultimo anno. Rispetto ai livelli pre-crisi (anno 2007), sono stati persi nel complesso circa 1.700 posti di lavoro (-3%), mentre le forze di lavoro sono cresciute del 3,2% e l’area della disoccupazione si è ampliata di quasi tre volte.
Ad una disaggregazione in base al genere, il rapporto evidenzia come gli andamenti occupazionali più negativi si riferiscano alla componente maschile, che tra il 2011 ed il 2014 vede ridurre i propri livelli occupazionali del -3,2% (-7,9% rispetto ai livelli pre-crisi), a fronte di una sostanziale stazionarietà di quella femminile (-0,1%), che però risulta in espansione rispetto al 2007 (+3,7%). Inoltre, la partecipazione maschile (+1,2%) cresce a ritmi inferiori di quella delle donne (+3,3%) e, infine, anche la disoccupazione evolve più velocemente nel caso degli uomini, tanto che questa ultima componente ne spiega circa il 60% della crescita complessiva.
“L’onda lunga degli effetti della crisi – si legge ancora nel rapporto - ha portato a dare impulso al processo di terziarizzazione dell’occupazione che, sebbene si sia recentemente rallentato per l’effetto combinato di una peggiore performance del settore dei servizi, in particolare del comparto turistico-commerciale, e di risultati migliori del settore secondario, dovuti nello specifico all’industria in senso stretto, alla fine del periodo mostra in ogni caso un ampliamento dei livelli occupazionali, non sufficiente però a compensare i saldi negativi originatisi negli altri settori produttivi”.





