CRONACA - 28 maggio 2014, 16:21

AMBIENTE: La vitalità delle Alpi misurata attraverso i suoi ghiacciai

I ghiacciai italiani rischiano di scomparire, con conseguenze altissime in termini di impatto ambientale. Lo dice il nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, presentato dall’Università di Milano con il contributo di Levissima, in collaborazione con l’associazione Everest-K2-Cnr e il Comitato Glaciologico Italiano. Il numero dei ghiacciai è aumentato in 60 anni, ma il dato non deve ingannare perché è in atto la frammentazione dei ghiacciai di grandi dimensioni.

il ghiacciaio del Miage (www.regione.vda.it)

il ghiacciaio del Miage (www.regione.vda.it)

Anche i ghiacciai italiani hanno il loro catasto. Il più antico catasto esistente – ad opera del Generale Porro che, nel1925, compilò il primo “Elenco dei Ghiacciai Italiani” (Parma, Ufficio Idrografico del Po, 61 p.) e subito dopo, nel1927, Porro e Labus realizzarono il primo “Atlante dei Ghiacciai Italiani” (Firenze, IGM) con il censimento sistematico dei ghiacciai italiani. Furono censiti 774 ghiacciai, rappresentati in 4 tavole alla scala di 1:500.000.

L’elenco comprendeva 773 ghiacciai alpini e 1 ghiacciaio Appenninico, il Ghiacciaio del Calderone, nel massiccio del Gran Sasso, tra i ghiacciai piu’ meridionali d’Europa. Dopo molti anni dall’ultimo aggiornamento catastale nazionale sullo stato dei ghiacciai, i ricercatori dell’Università Statale di Milano hanno presentano il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, consultabile on line (http://www.glaciologia.it/i-ghiacciai-italiani/), per conoscere e gestire questo prezioso ecosistema oltre che importante risorsa idrica. (nella foto a lato Domenico Morabito).

In Italia predominano oggi i ghiacciai di tipo montano, che rappresentano il 62%, seguiti dai gladio-nevati, 35%, e in misura ridotta, 3%, dai grandi ghiacciai vallivi. Ben 896 sono i corpi glaciali oggi presenti sulle montagne italiane, per una superficie complessiva confrontabile a quella del Lago di Garda, ovvero 368 kmq. Sono numerosi, frammentati e di piccole dimensioni , con un valore medio stimato 0,4 kmq, ad eccezione di 3 ghiacciai, che presentano un'area superiore ai 10 kmq: i Forni, in Lombardia, il Miage, in Valle d'Aosta, e il complesso Adamello-Mandrone, in Lombardia e Trentino. Quest’ ultimo ha una morfologia che richiama alla mente i ghiacciai della Scandinavia, caratterizzata da un altopiano da cui si propagano tante stringhe. Esso rappresenta in assoluto il ghiacciaio italiano più vasto con16,44 kmq. I ghiacciai italiani sono presenti in tutte le regioni alpine, ma con una distribuzione molto diversificata, si passa dai 134 kmq della Valle d'Aosta, agli 88 kmq della Lombardia, agli 85 kmq dell'Alto Adige per arrivare ai 3,2 kmq del Veneto e agli 0,2 kmq del Friuli Venezia Giulia.

Va anche ricordato l'unica eccezione appenninica: il ghiacciaio del Calderone nel gruppo del Gran Sasso in Abruzzo (0,04 kmq di area), ultimo residuo della glaciazione appenninica, ormai frammentato in due parti.È dunque chiaro come i ghiacciai, soprattutto in Italia, siano diventati il simbolo percepibile delle alterazioni climatiche che il nostro pianeta sta vivendo. Questo spiega l’importanza di un Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani nello studio dei loro cambiamenti.La mappa interattiva riporta la distribuzione dei ghiacciai nelle varie regioni d’Italia e, per ciascuno di essi, specifica: il nome, la regione di appartenenza, il settore montuoso, il bacino idrografico che va ad alimentare, la tipologia e la superficie attuale.

Ai ghiacciai più significativi di ogni regione, è dedicata inoltre una scheda di approfondimento e una galleria fotografica. Il lavoro di ricerca, che ha dato vita al Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, si è protratto per circa due anni - 2012, 2013 - rifacendosi ad un complesso di dati raccolti in almeno un decennio. L’analisi è stata sviluppata elaborando foto aeree ad alta definizione rilevate nell’arco temporale 2005-2011, ma anche utilizzando immagini satellitari, carte topografiche, catasti settoriali precedenti e numerose campagne di terreno. Per verificare l’evoluzione del glacialismo italiano nell’ultimo mezzo secolo si è proceduto, inoltre, al confronto dei nuovi dati con quelli raccolti nei due catasti precedenti, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (quello nazionale 1959-1962 e quello internazionale nel 1981-1984Tra le tante organizzazioni a lanciare l’ allarme vi è sicuramente la Convenzione per le Alpi-CIPRA che, da anni, organizza una conferenza . Quest’anno si svolgerà dal 13 al 15 novembre 2014 ad Annecy e avrà per tema "Vivere bene nelle Alpi!

Le soluzioni creative per far fronte alla scarsità delle risorse". La CIPRA si mette alla ricerca di nuovi valori. Vivere bene nelle Alpi non si può basare sul consumo. Il concetto di «sufficienza» è all’ordine del giorno: ci invita a considerare criticamente il nostro stile di vita e a interrogarci su quello che è realmente importante.«Green Growth», la crescita verde, promette un’economia che consente due risultati: garantire una crescita economica e, allo stesso tempo, non danneggiare l’ambiente. Nuove tecnologie orientate alla sobrietà annunciano soluzioni in tal senso per i problemi ambientali e climatici. La realtà dimostra tuttavia che, nonostante questi sviluppi, il consumo di risorse naturali continua ad aumentare, così come anche le emissioni di CO2.

Come si configurano queste soluzioni che non dipendono da un crescente consumo della natura? Come si può creare spazio per nuove idee, basandosi su svariati concetti e iniziative già esistenti? In che modo si può tener conto del tema della scarsità delle risorse nella strategia europea per lo spazio alpino, affinché le persone nelle Alpi procedano responsabilmente verso il futuro? La CIPRA invita i soggetti coinvolti e tutte le persone interessate a confrontarsi con queste domande e a fare in modo che vengano considerate con maggior riguardo la scarsità delle risorse a disposizione.

Dott. Domenico Morabito, MsD Sviluppo Sostenibile

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