"In questo momento di difficoltà economica sarebbe opportuno evitare investimenti gravosi per realizzare infrastrutture di fatto totalmente inutili". Così Piergiorgio Barrel, presidente dei Rifugi alpini valdostani, sulla sentenza con cui la Consulta stabilisce che anche i locali sulle piste da sci e i rifugi dove si somministrano cibi e bevande - ma che non sono raggiungibili con strade per veicoli a motore - devono essere accessibili ai disabili. Un obbligo che è "quantomeno un paradosso".
Perché, spiega Barrel, si costringe "il titolare di un rifugio alpino di alta montagna, magari raggiungibile esclusivamente da alpinisti esperti attraverso una via ferrata o l'attraversamento di un ghiacciaio, a sostenere onerosi investimenti per dotare la struttura di locali accessibili ai disabili".
Tuttavia, aggiunge il presidente dei Rifugi alpini valdostani (gruppo autonomo che dal 2007 aderisce all'Adava), "mi preme sottolineare che tale considerazione nulla ha a che fare con l'inviolabile diritto delle persone disabili di poter fruire delle bellezze della montagna e dei nostri rifugi, molti dei quali sono totalmente accessibili e abitualmente hanno il piacere di ospitare persone con mobilità limitata".
La norma impugnata (articolo 26 della legge regionale 8/2013) nel giugno del 2013 dal presidente del Consiglio dei ministri esonerava le strutture più isolate dalle disposizioni "in materia di eliminazione e di superamento delle barriere architettoniche".