La crisi economica riduce le possibilità delle persone di rivolgersi a un medico in caso di bisogno, infatti in seguito alla crisi si è registrata una riduzione delle visite mediche, segno che si è più riluttanti a cercare assistenza sanitaria laddove i soldi scarseggiano: quella che era già percezione comune è stata documentata anche in uno studio pubblicato sulla rivista Social science quarterly e condotto dall'italiana Annamaria Lusardi della George Washington University.
L’attenzione deve essere posta sulla contribuzione richiesta ai cittadini, in particolare sul superticket di 10 euro entrato in vigore nel 2011 (nel 2014 in Valle d'Aosta) per esami e visite specialistiche.
In base ai dati Agenas, ha provocato una contrazione del volume delle prestazioni erogate a livello pubblico e contestualmente aumentato quelle private, perché per alcune prestazioni il Ssn è diventato meno concorrenziale.
Secondo il coordinatore Nazionale del Tdm, la soluzione dovrebbe essere trovata nell’ambito dell’annunciato Patto per la salute; le Regioni stanno effettivamente lavorando a un piano per modificare del sistema dei ticket, favorendo disoccupati e altre categorie deboli, ma lasciando inalterato il gettito per lo Stato, che ora è di 4 miliardi. Intanto, dovrebbe essere invece prevista una riduzione, reintroducendo la copertura del superticket da parte dello Stato, che ammontava a 834 milioni.
Si sente dire che i ticket verranno rimodulati in base al reddito, calcolato in base all’Isee: ma si tratta di un sistema iniquo, specie per i cittadini con disabilità, perché nel calcolo vengono inserite tutte le prestazioni assistenziali, come le indennità di invalidità civile o di accompagnamento.
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