CRONACA - 26 dicembre 2013, 04:00

STORIA: Il 26 dicembre 1853 la Révolution des socques

In seguito alla promulgazione della legge sulla tassa personale e mobiliare, un gruppo di contadini si radunò a Champorcher e Pontboset per marciare su Aosta

STORIA: Il 26 dicembre 1853 la Révolution des socques

Oggi sono i forconi, 160 anni fa invece scoppiava in Valle d’Aosta la terza Révolution des socques. Era il 26 dicembre 1853; la rivolta partì dalla bassa Valle suscitando grande preoccupazione nella corte sabauda. In seguito alla promulgazione della legge sulla tassa personale e mobiliare, un gruppo di contadini si radunò a Champorcher e Pontboset per marciare su Aosta. A Hône i rivoltosi si impadronirono delle armi della Guardia nazionale. L’azione ottenne quello che oggi si chiamerebbe “effetto mediatico”, ne fa fede che lo stesso 26 dicembre il fatto venne riportato nel diario personale della nobildonna piemontese Margherita Provana di Collegno, moglie di un alto amministratore del regno. «Arriva la notizia di una sommossa nella Valle d’Aosta, per carenza dei grani. – scrive – I contadini armati gridano: “Abbasso lo statuto, viva il re e la croce di Savoia”.» In realtà più che per la mancanza “dei grani”, cioè del grano, i contadini erano esasperati da due anni di quasi nulla produzione vinicola, la maggiore fonte di guadagno per la bassa Valle. L’imposizione delle nuove tasse fece deflagrare il malumore in sommossa.  La marcia dei contadini armati fu fermata dalle autorità locali e dalla Guardia nazionale a Quart. Una delegazione, composta dal Vescovo monsignor Jourdain, dall'Intendente Racca, dal Vicario generale Jans, dal conte Crotti, dal sindaco di Aosta Favre e dall'avvocato Deffey diede agli insorti il permesso di entrare  pacificamente in città, dopo averli convinti a deporre le armi. In piazza Carlo Alberto (l’attuale piazza Chanoux) i dimostranti, poco meno di 400, ebbero pane vino e grappa. La quiete durò poco; il 29 dicembre un battaglione dell’esercito sabaudoproveniente da Ivrea giunse ad Aosta procedendo all’arresto di 200 rivoltosi. Il magistrato ne mandò a giudizio 104, le condanne furono 9, tutte per reati comuni commessi durante l’insurrezione della quale quest’anno ricorre il 160° anniversario.

Agostino Borio

SU