Un valdostano, Manuel Ansermé, di 36 anni, operaio residente a Issogne e giocatore dell'omonima squadra di calcio, è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino che la notte scorsa hanno sgominato una banda criminale responsabile, a vario titolo, di due omicidi, due tentati omicidi, rapine a Tir, per un valore di oltre 4 milioni di euro, furti, ricettazione e traffico di droga tra il Piemonte e la Sardegna.
Nell'ambito della 'Operazione Epifania' i militari hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a 13 persone. Le indagini sono partite il 7 gennaio 2012, quando venne ritrovato, nel portabagagli della sua auto, il corpo di Pietro Tevere, assassinato con un colpo di pistola alla nuca.
Il 7 gennaio 2012, in via Tempia, a poche decine di metri dall’ingresso della compagnia carabinieri Torino Oltredora, era stato trovato, nel portabagagli della sua autovettura, il corpo di Pietro Tevere, 39 anni, assassinato con un colpo di pistola alla nuca. Le indagini avviate hanno permesso di risalire al coinvolgimento di Pietro Tevere in due diversi ambiti criminali, tra cui un traffico di droga tra Torino e la Sardegna. Tevere faceva il corriere trasportando con una macchina la droga per conto di un gruppo di persone composto da Giuseppe Talarico, Luca De Feudis, i fratelli Vincenzo e Daniele Scarafile e Roberto Cipresso (sono stati accertati due viaggi, uno nel giugno del 2012 e uno il 16 ottobre 2012. In occasione di quest’ultimo viaggio, Tevere aveva rubato la droga e simulato l’incendio della macchina.
Il furto e l’incendio erano stati ideati da Tevere con la complicità di Antonino Giambò’. L’episodio aveva creato forti tensioni tra lui e i suoi “datori di lavoro”. Fu il gruppo degli arrestati a compiere anche una rapina di un Tir contenente tondelli pre-assemblati per il conio delle monete da un euro, avvenuta nella notte tra il 21 ed il 22 settembre 2011 lungo la bretella autostradale che collega l’autostrada A5 con l’autostrada A4.
Le indagini hanno permesso di identificare la banda di rapinatori composta oltre che dal Tevere anche dal valdostano Manuel Ansermé, che aveva avuto il ruolo di basista e poi da Giambo’, Massimiliano Cameruccio, Carmelo Conti, Francesco D’Angelo, Daniele Poliodori, Daniele Greco. Il rimorchio della ditta Cappio, contenente i tondelli, quasi tre milioni di pezzi contenuti in 50 casse, già spendibili in distributori automatici e coniabili in maniera relativamente semplice, era stato trasportato al magazzino di Greco, a Ozegna.
Il 25 ottobre 2011, i carabinieri della Compagnia di Ivrea avevano ritrovato 48 delle 50 casse contenenti i tondelli da un euro oltre a svariata altra refurtiva proveniente da numerosi furti di autocarri avvenuti nei mesi precedenti in Piemonte e Lombardia. Daniele Greco è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto per ricettazione e condannato in primo grado a 4 anni dal tribunale di Ivrea e per tanto non può essere nuovamente incriminato in questo nuovo procedimento. Due casse di tondelli , nel frattempo, erano già state avviate per la ricettazione. La ricettazione dei tondelli era stata affidata da Giambò, il capo della banda, tramite Tevere a Cosimo Damiano Vasile, il quale a sua volta si era rivolto a Giuseppe Pichierri e Claudio Pasqualone, i quali si sarebbero dovuti occupare di fare coniare i tondelli.
A seguito del rinvenimento della refurtiva da parte dei carabinieri i rapporti tra i membri della banda si erano poi incancreniti. Giambò ha patito un ingente danno per la perdita della refurtiva rinvenuta dai carabinieri, stimata in circa 1 milione di euro, e ha preteso il pagamento della prima tranches di tondelli che aveva ceduto e per i quali non aveva ancora ricevuto il pagamento. Il 27 dicembre 2011 si era recato a Varazze da Claudio Pasqualone per chiarire la vicenda e aveva appreso che questi aveva dato il denaro a Pichierri, pertanto insieme a Pasqualone era rientrato a Torino e aveva tentato di investire e uccidere il Pichierri.
Poi con una pistola aveva tentato di sparargli ma il Vasile lo aveva salvato. In questa circostanza Giambò ha saputo che parte del denaro a lui destinato era stata consegnata a Tevere che però lo aveva trattenuto per se. Il comportamento di Tevere ha fatto venire meno la fiducia di Giambò nei suoi confronti e questi ha smesso di ritenerlo persona affidabile. Il venire meno della fiducia nei suoi confronti rendeva Tevere pericoloso per Giambò anche in considerazione del fatto che questi, insieme a Tevere, era responsabile del furto dello stupefacente e che, se la cosa si fosse saputa, la sua credibilità criminale sarebbe stata distrutta. Pertanto è maturata l’idea di uccidere il Tevere. Giambò ha fissato un appuntamento con Tevere per il pomeriggio del 6 gennaio 2012 per fare un ultimo colpo assieme e in tale occasione lo ha ucciso.
Nelle settimane seguenti l’omicidio di Tevere si sono documentati una serie di incontri tra Vasile e Pasqualone e tra Giambò e Pasqualone finalizzati al rientro della somma di denaro pretesa da Giambò. In particolare emergeva che Pasqualone per il tramite di Vasile intendeva rintracciare Pichierri , il quale dal giorno del suo tentato omicidio si era reso irreperibile. Questi incontri sono andati avanti per mesi finche Vasile non ha deciso, nel giugno del 2012, di farsi carico del debito di Pichierri e si è impegnato a restituire a Pasqualone la somma di 15 mila euro che però ha solo in parte restituito cedendogli nel mese di luglio una vettura Fiat Punto e promettendo la consegna di una seconda autovettura. La sera del 5 gennaio scorso, intorno alle ore 21, a Torino in corso Taranto, Vasile, dopo aver firmato dai carabinieri della Stazione di Chivasso, è stato ucciso in auto, sparato con due colpi di fucile calibro 12 al volto. Vasile era appena uscito da una pizzeria dove era andato a cenare poco prima e che aveva scelto casualmente.
Questo scelta casuale aveva fatto ritenere che gli assassini lo avessero pedinato prima di colpirlo. Infine si è accertata la responsabilità di Giambò, Conti e D’Angelo in concorso con altri non ancora identificati, di svariati incendi di autovetture, numerosi furti di autoarticolati, una rapina di un autoarticolato, alcuni incidenti fasulli per truffare le assicurazioni, svariati furti in esercizi commerciali e su autovetture, possesso di armi e pianificazione di omicidi, fortunatamente non portati a compimento.
Questi gli arrestati: Antonino Giambò, nato a Barcellona Pozzo di Gotto il 18 giugno 1968, residente a Volpiano; Carmelo Conti, nato a Barcellona Pozzo di Gotto il 5 agosto 1975, residente a Volpiano, coniugato, commerciante, incensurato; Francesco D'Angelo, nato a Cantù il 27 marzo 1971, residente a Gassino torinese, coniugato, operaio edile; Manuel Anserme’, nato ad Aosta il 2 luglio 1977, residente a Issogne, celibe, operaio, incensurato; Massimiliano Cameruccio, nato a Torino il 20 marzo 1973, residente in via Virle 3, di fatto domiciliato a Gassino, impiegato; Daniele Poliodori, nato a Quincinetto il 17 marzo 1963, coniugato, giostraio, incensurato; Claudio Pasqualone, nato a Taurianova il 28 gennaio 1967, residente a Varazze, coniugato, esercente; Giuseppe Pichierri, nato a Matera il 23 settembre 1963, residente a Rivalta di Torino, sesta strada c/o hotel Interporto, di fatto domiciliato a Sandigliano Luca De Feudis, nato a Venaria reale il 23 febbraio 1982, anagraficamente residente in torino, imprenditore; Daniele Scarafile, nato a Torino il 17 giugno 1987, Vincenzo Scarafile, nato a Torino l’8 maggio 1975, residente in via Pergolesi n.6, Giuseppe Talarico, nato a Torino l’11 maggio 1982, residente in via Maddalene, 34, int. 6, di fatto domiciliato a Torino in via Cherubini Roberto Cipresso, nato a Torino il 4 aprile 1984, residente in Corso Regio Parco 154, convivente, commerciante ambulante.
In particolare, nel corso delle attività, sono stati acquisiti gravi indizi di colpevolezza per:
la rapina di un tir avvenuta a Borgaro Torinese l'1 luglio 2011 (evento non denunciato ed emerso nel corso dell’indagine);
la rapina di un tir contenente tondelli pre-assemblati per il conio delle monete da un euro, avvenuta nella notte tra il 21 ed il 22 settembre 2011 lungo la bretella autostradale che collega l’autostrada a5 con l’autostrada a4;
tentato omicidio di Giuseppe Pichierri avvenuto il 27 dicembre 2011 e mai denunciato;
un traffico di droga (70 kg di hashish e 1 kg. di cocaina tra torino e la sardegna);
omicidio di Pietro Tevere avvenuto il 07 gennaio 2012;
omicidio di Cosimo Damiano Vasile e tentato omicidio di Caterina 'Katy' Traversi, compagnia di Vasile, avvenuto la sera del 05 gennaio 2013 a Torino in corso Taranto;
detenzione e porto di armi, ricettazione, truffe, incendi e diversi furti avvenuti nel territorio piemontese, mai denunciati e sui quali sono tuttora in corso accertamenti.
Per quanto riguarda gli omicidi, le indagini hanno permesso di stabilire che quelli di Tevere e Vasile e quello tentato di Pichierri sarebbero maturati in seguito alla persuasione del Giambo’ circa l'infedelta’ dei tre verso il sodalizio criminale, dopo il rinvenimento di parte del provento della rapina del 22 settembre 2011.