FEDE E RELIGIONI - 25 agosto 2013, 10:00

“Sforzatevi di entrare per la porta stretta …”

PARROCCHIA di MARIA IMMACOLATA Santuario mariano diocesano di Maria Immacolata, Regina della Valle d’Aosta 25 agosto 2013 - 21a Domenica del tempo ordinario

“Sforzatevi di entrare per la porta stretta …”

Letture: Isaia 66,18-21; Salmo 116; Lettera agli Ebrei 12,5…13; Luca 13,22-30  

Una porta stretta… Sono pochi quelli che si salvano, o molti? Gesù non risponde sul numero dei salvati ma sulle modalità. La porta è stretta perché è la misura del bambino: “Se non sarete come bambini non entrerete!”. Se la porta è piccola, per passare devi farti piccolo anche tu. Se invece sei tutto incentrato sui tuoi meriti, la porta è strettissima, non passi; se ti centri sulla bontà del Signore, come un bambino che si fida delle mani del padre, la porta è larghissima. L’insegnamento è chiaro: fatti piccolo, e la porta si farà grande; lascia giù i tuoi bagagli: l’attacamento ai tuoi averi, la tua bravura, l’elenco dei tuoi meriti; sgònfiati della presunzione di crederti giusto, migliore degli altri; ma butta via anche la paura di Dio, del Suo giudizio, che ti allontana da Lui. Inoltre, il cammino verso la salvezza consiste nel seguire Gesù: Egli è la via.

Lo sforzo di entrare per “la porta stretta” è lo sforzo di seguire il cammino intrapreso da Gesù, cioè il cammino verso il Calvario, ultima tappa prima della Pasqua, verso il mondo rinnovato dalla luce e dalla gioia della risurrezione.   … ma aperta e bella … La porta è stretta ma aperta. Quello che Gesù offre non è solo rimandato per l’aldilà, ma è salvezza che inizia già ora. La porta è aperta e sufficiente per tanti, tantissimi, infatti la grande sala è piena, vengono da oriente e da occidente e sono folla ed entrano, non sono migliori di noi o più umili, non hanno più meriti di noi. Hanno accolto Dio per mille vie diverse. Dio non si merita, si accoglie. Salvezza è accogliere Dio in me, perché cresca la mia parte divina, e io raggiunga la pienezza. Dice Sant’Agostino: “Colui che ti ha creato senza di te non ti salverà senza di te… Nessuno si disperi, ma nessuno sia sicuro di sé. È male disperare, ma è anche male presumere”. … purché non rimanga chiusa! Nel seguito della Parabola la porta da aperta si fa chiusa e una voce dura dice: “Voi, non so di dove siete”.

Sono come stranieri, eppure avevano seguito la legge, erano andati in chiesa... Tutti abbiamo sentito con dolore questa accusa: vanno in chiesa e fuori sono peggio degli altri... Può accadere, se vado in chiesa ma non accolgo Dio che entra in me e mi trasforma, mi cambia pensieri, emozioni, parole, gesti. Mi dà i suoi occhi, e un pezzo del suo cuore. Il Dio della misericordia mi insegna gesti di misericordia, il Dio dell’accoglienza mi insegna gesti di accoglienza e di comunione. E li cercherà in me nell’ultimo giorno. E, trovandoli, spalancherà la porta. Oppure non mi riconoscerà e mi caccerà fuori.   Il Profeta Isaia ci conforta con una splendida promessa del Signore: “Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria”.

Come non pensare alla realtà della Chiesa, dove la grande varietà dei popoli e delle culture è chiamata ad adorare il Signore, formando un’unica armonia nell’unità di una sola famiglia? “Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore”: è il grande progetto di Dio che vuole salvare tutti gli uomini. Deve essere anche il nostro desiderio, malgrado le notizie tristi di ogni giorno ce lo facciano sentire ancora così lontano e  difficile. Perché discepoli di Cristo noi siamo chiamati a fare tutta la nostra parte affinché tutti gli uomini, nel rispetto delle diversità di cultura e di religione, possano vivere pacificamente uniti nel lodare il Signore, nel celebrare il suo “amore forte e fedele”.

La Lettera agli Ebrei non nasconde le difficoltà dell’essere cristiani ma ci aiuta a vederle come la correzione paterna di Dio: “Il Signore corregge colui che Egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio”. La gioia è il gigantesco segreto del cristiano. Quale gioia, però? Quella che scaturisce da una vita autentica, non da una vita comoda, che pretende di avere tutto e subito senza fatica. Dio, proprio perché è Padre, non risparmia le prove.

Dice Paolo VI “Il cristianesimo non è facile, ma è felice”.

Padre Luigino Da Ros OMI

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