A quanti sarà capitato di dover svitare una vite o stappare una bottiglia e non avere l'attrezzo adatto, ma voilà, con il coltellino svizzero il gioco è fatto. Un attrezzo, il coltellino, e tanti strumenti, un cavatappi, un cacciavite, un apriscatole, una forbice e perché no, anche un coltello.
Quelli più moderni addirittura con la memoria usb, puntatori laser e bluetooth. Il compagno ideale da tenere in tasca per ogni esigenza. Un simbolo inossidabile, con la sua forma allungata rossa con la croce bianca scudettata, marca Victorinox, simbolo dell'efficienza svizzera. Un oggetto garantito a vita, in questa nostra folle epoca impregnata di consumismo, fatto a Ibach a due passi da Lucerna, e non in Cina o in qualche altro paese dove i costi del lavoro sono stracciati, dal 1897 dalla Victorinox, nata dalla fusione di Victoria, nome della madre del fondatore Elsener, produttore svizzero di apparecchi chirurgici, e inox, il materiale con il quale è costruito. Una fabbrica, quella di ibach, che produce oltre 60.000 coltelli al giorno e altro, come valigie, profumi e abbigliamento.
Il design negli ultimi anni è stato rivisitato da un giapponese, Kazuma Kamaguchi, e le lame sono state chiamate Tomo, compagno o amico nella lingua del sol levante, ed è stato infilato in una funzionale, ma elegante, custodia in pelle. Un prodotto storico, inconfondibile, qualificato assistente nella risoluzione di tanti piccoli problemi, presente anche nelle tasche di tanti valdostani, costruito poco dietro le nostre montagne. E anche dall'altro lato, la Francia, vanta una notevole tradizione.
Chi non ha mai visto, o avuto un Opinel, forse ancora più comune nelle tasche dei frequentatori di boschi, prati e montagne, a vario titolo, nelle sue innumerevoli versioni con il classico manico in frassino, ma perché no, anche in noce, in olmo o in tante altre essenze. Compagno anche questo di escursioni e tante azioni quotidiane del popolo di "chez nous", presente, ultimamente, in tante versioni dalle linee più moderne, dalle lame più elegante come la linea per la tavola in ebano o ulivo. Nato anche questo nel 1800, dalla forgia della famiglia Opinel, ha visto depositare solo nel 1909, la marca della "main couronnée", per entarre nel 1989 nel dizionario Larousse.
Il primo "atelier familial" nel 1890 a Albiez-Le-Vieux, poco distante dal confine italiano, a Saint-Jean-de-Maurienne, per diventare definitivamente "usine et entreprise" a Chambéry nel 1915. Una filosofia diversa, quella dell'Opinel, forse meno dedicata agli utensili, più paesana, più coltello, più "montagnard". Una filosofia più diffusa anche da noi dove il coltello transalpino occupa le tasche di tantissime persone, per tagliare o intagliare per andare a funghi, ma anche per magiare, trovando il posto nei cassetti riservati alle posate. Una tradizione della lama, al di là e al di là delle Alpi, che si adatta alle esigenze di tutti.