Gentile Direttore
In Valle d’Aosta, tra “taglia e incolla”, impugnative e promesse, ci stiamo traghettando verso mesi di fuoco. Una campagna elettorale che sarà più che schizofrenica.
Mai come oggi, la similitudine con gli eserciti romani di Augusto, intenti a consolidare i confini a nord dell’Impero, appare perfetta per descrivere questo momento storico cruciale. Ma la domanda resta: i valdostani come reagiranno?
La politica regionale, oggi, è un misto di latenza e schizofrenia. E lo si è visto bene quando il capogruppo della Lega Vallée d’Aoste ha attaccato il presidente Testolin dichiarando:
«Il principio costituzionale non lo può violare nessuno: questa non è autonomia, è andare con la testa contro un muro.»
Incredibile.
E i principi statutari della nostra Regione? E i valori storici, culturali, ideologici del nostro essere valdostani? Tutto dimenticato?
Mentre qui si arretra, altrove si combatte.
In Trentino, i deputati leghisti Cattoi e Testor reagiscono con coerenza all’impugnativa del governo sulla legge sul terzo mandato e dichiarano:
«L’impugnativa è una scelta politica. Contestare la legge equivale a violare i principi statutari della nostra autonomia. Le Regioni a statuto speciale hanno competenza legislativa esclusiva su questo ambito. L’autonomia del Trentino è un valore non negoziabile. Sia chiaro anche ai colleghi di maggioranza.»
Coerenza. Difesa della specialità. Valori.
Tutto ciò che — tristemente — manca oggi ai politici valdostani.
Troppo impegnati a scimmiottare modelli nazionali, troppo proni alle segreterie romane, troppo disinteressati alla nostra storia.
Ridicolo ascoltare le dichiarazioni dei nostri rappresentanti:
In Trentino, l’impugnativa è «un atto politico».
In Valle d’Aosta, è «sbattere la testa contro il muro».
Nient’altro da aggiungere.
Lettera firmata
Caro lettore, sottoscrivo parola per parola.
Siamo davanti a un tradimento culturale, prima ancora che politico. Chi parla in Aula ma risponde a Roma ha perso il senso stesso del mandato che ha ricevuto. Chi si piega sulla Costituzione dimenticando lo Statuto Speciale, è complice della normalizzazione.
Chi non distingue la Valle d’Aosta da una regione qualunque, ha già scelto da che parte stare.
Non è più tempo di prudenza.
È tempo di dire chiaro e forte: l’autonomia non si media. Si difende.
E chi non lo fa — da oggi — si chiama col nome che merita: centralista travestito. pi.mi.