"Non capisci niente". "Sei una deficiente". "Tu non sei in grado di farlo". "Io con lei non parlo, mi passi un suo collega". Discriminazioni quotidiane, non sessuali, sul luogo di lavoro. Forme di violenza, di vessazione, di mobbing, subite dalle donne e spesso senza rendersi nemmeno conto di essere vittime di violenza. L'ufficio della consigliera di Parità della Valle d'Aosta lancia una campagna sui social network, la prima condotta negli ultimi anni, dal titolo 'Indovina chi?'. "Vogliamo far riflettere su qual è il soggetto che è normalmente identificabile come colui o colei che è vittima di discriminazione- dice la consigliera di Parità, Katya Foletto- per arrivare a un cambiamento modello lavorativo e organizzativo che alcuni datori di lavoro non riescono ancora a fare".
"È un dato che non corrisponde alle denunce reali perché in Valle non esiste una sola denuncia per violenza o ricatto sessuale", dice Foletto. Che spiega: "Non c'è ancora la capacità di denunciare questo tipo di violenza". Il secondo tema è quello della retribuzione: secondo i dati Istat, il 6,2% delle donne denuncia un differenziale retributivo di genere e ha una retribuzione oraria inferiore ai colleghi uomini.