Il grande alpinista delle Alpi Orientali e famoso scrittore di montagna Spiro Dalla Porta Xydias che ha aperto ben 108 vie nuove, accademico del CAI, scomparso di recente all’età di 99 anni, diceva che ogni alpinista ha nel cuore la sua montagna perfetta. Per lui era il Campanile di Val Montanaia che ha descritto più volte nei suoi innumerevoli libri pubblicati.
(La dirimpettaia Torre Castello)
Ebbene in Piemonte, tra le tante meravigliose e importanti montagne che vi si ergono, ne spicca una in particolare nascosta in fondo alla Val Maira oltre l’abitato di Chiappera.
È la Rocca o Croce Provenzale ed anche in essa, quando appare, si ravvisa la perfezione delle forme e ce ne s’innamora.
Per me è sempre stata la montagna più bella nella sua perfezione stilistica di enigmatica presenza quale bizzarria del creato, perché alla sua forma perfetta si aggiunge il fatto che è una delle poche guglie di siffatta bellezza estetica che si lasciano salire per effetto ottico senza troppa difficoltà, fantasmagorica perché racchiude nicchie di fatale stranezza; un cocktail ideale per i palati più raffinati ed esigenti.
Infatti la “Provenzale”, con i suoi 700 m di dislivello, si può salire se allenati e senza legarsi, in meno di due ore dal parcheggio, che possono diventare infinite nella discesa se ci si deve legare e procedere in cordata.
L’ultima volta che l’ho salita è stata anni fa con lo scrittore e giornalista Patrizio, che così l’ha descritta: “Capita che tu veda da qualche parte e per caso la
Molti miei amici che l’hanno salita mi hanno praticamente fatto quest’osservazione:
“Con più allenamento potrei anche rifarla, perché le emozioni provate sono state davvero tante, ma trovo che bisognerebbe attrezzare su qualche versante, magari quello meno frequentato dai rocciatori, un percorso di discesa più sicuro che servisse anche come via di fuga.”
A questo punto, anche se molti lettori la conosceranno di certo, per la curiosità certamente creata su chi invece non l’ha mai salita, eccovi la scheda tecnica:
Altezza Massima raggiungibile: 2402 m
Tempo di salita: 3 h
Tempo Totale (AR): 6 h (attenzione alla discesa!)
Dislivello: 788 m
Difficoltà: F+ in salita /PD - in discesa
Materiale occorrente: Corda, qualche fettuccia, moschettoni, utile casco e imbragatura per i principianti.
Accesso in auto: Torino, Cuneo, Dronero (a 20 Km da Cuneo), SS 22 fino ad Acceglio, Chiappera.
Località di partenza: Chiappera, Parcheggio sovrastante Campo Base (Campeggio e Rifugio)
Località di arrivo: Il medesimo
Descrizione Itinerario:
Da Campo Base, (punto di ristoro e tappa per diversi itinerari), salire in auto ancora per due tornanti, sino a parcheggiare in prossimità del sentiero, segnalato con marchi rossi e bianchi: segnaletica ufficiale del CAI. Da qui un viottolo conduce nel bosco, accanto ad un torrente, ai pascoli superiori ove si va a intersecare il sentiero che sale da Chiappera.
Tenendo sempre la sinistra, verso di salita, si arriva a un percorso secondario rispetto al sentiero principale che conduce al Colle Greguri (2319 m), che serve come base per scalare la Rocca Castello, più breve ma decisamente più alpinistica del nostro itinerario. Tenendo invece la sinistra in direzione delle rocce basali della Provenzale, una traccia conduce all’attacco dello sperone roccioso che circoscrive un po’ tutta la base.
Il primo tratto sembra davvero alla portata di tutti, anche se s’inerpica su buona traccia comunque rocciosa composta di quarzite (stiamo ascendendo una guglia, non dimentichiamolo, anche se la medesima perde di verticalità una volta che se ne raggiunge la base).
In breve, pur accorgendosi dell’esposizione del percorso, si raggiunge un prato pensile che ancor di più assicura gli escursionisti attratti dalla facilità del tragitto. Dopo una targhetta con belle frasi poetiche dedicate a questa montagna, una cengia trasversale da sinistra verso destra (senso di salita) conduce in piena esposizione a un primo salto.
La traccia s’inerpica su esposti canalini che a volte s’incuneano a lato della cresta evitando i tratti più vertiginosi, però se da un lato l’ascensione resta molto facile, dall’altro l’esposizione c’è e si vede!
Si perviene dopo circa 1 ora dall’attacco alla parte mediana che, per un effetto ottico, dal basso sembra formare un unico immenso monolito. Visto invece dalla prospettiva di chi sale, s’interrompe in un vasto altipiano con la presenza di rododendri e vari arbusti.
Un passo in discesa di pochi metri conduce all’assalto del secondo salto. Per i più bravi una facile ma esposta crestina (I° e II° inf.) conduce sopra il secondo balcone roccioso con un breve passaggio discendente decisamente esposto: per i più timorosi, un sentiero a sinistra della cresta (passo in discesa segnato da ometti) conduce comunque all’attacco del secondo salto.
Dove le due tracce si ricongiungono, si torna sulla facile ma erta parete che porta su risalti da destra verso sinistra (verso di salita) al passo chiave che consiste in un passaggio di forza di pochi metri addossato a un diedro canale (II° sup.) che si può anche superare per una serie di saltini più omogenei ma prolungati a destra del passaggio quasi obbligato (II°).
Dopo su un’esposta ma logica linea di percorso si raggiunge il famoso intaglio ove lo sguardo si perde nel vuoto e sulle dirimpettaie Cascate dello Stroppia. Inerpicando sulla parete opposta un passaggio un po’ tortuoso (II° inf.) conduce ad una serie di elementari saltini che puntano in direzione della cresta finale.
Davanti a noi si staglia la bella e inconfondibile piramide della Torre Castello. Da qui non ci si può più sbagliare. Per una cresta esposta ma facile si scavalcano le ultime roccette fino alla croce e al meritato libro di vetta.
Scesi per facili tracce all’intaglio è consigliabile assicurare a corda i compagni di gita, specialmente sopra il passo chiave, calandoli all’intaglio. Poi evitando la cresta si rimane su una traccia fino al primo salto, da cui si fa ritorno alla base per lo stesso itinerario di salita. Per i motivi su enunciati è comunque una delle poche montagne su cui si deve considerare lo stesso tempo di salita anche in discesa.
In molti casi questo è stato addirittura maggiore rispetto alla salita (specialmente con comitive numerose che sono da evitare).