Altezza Massima raggiungibile: 300 m circa
Tempo di salita: Toccando le 2 cime: Guglia del Paradiso e La Torretta (5 h)
Tempo Totale (AR): Discesa a San Fruttuoso, da “La Torretta” e rientro in battello: 1 h
Dislivello: 400 m circa
Difficoltà: EE Percorsi attrezzati (similmente “Vie Avventura”)
Materiale occorrente: Pila per le gallerie e cordino per i principianti. Occorre però chiedere sempre l’autorizzazione all’Ente Parco scrivendo a: direttore@parcoportofino.it - labter@parcoportofino.it ed essere accompagnati da persona esperta, ma per vivere quest’esperienza unica che descrivo, ne vale sicuramente la pena!
Accesso in auto: Genova, Recco, Camogli, San Rocco (parcheggio a 1 Km dal paese)
Località di partenza: San Rocco
Località di arrivo: Camogli (in battello) rientro a piedi da Punta Chiappa o Camogli
Descrizione Itinerario: Dall’abitato di San Rocco incomincia il sentiero
Traversato il paesino di Mortola ci si deve mantenere sul sentiero di destra (basso) senza prendere le diramazioni di sinistra verso il Semaforo Nuovo o al Monte di Portofino. Neanche bisogna prendere sulla destra la discesa turistica che indica Punta Chiappa. Superato un tratto con mancorrenti utili solo ai turisti (dopo una fontanella), si perviene ad un punto panoramico d’eccezione proprio sopra l’istmo di terra che caratterizza Punta Chiappa. (1 h dalla partenza considerato il Km a piedi su strada a traffico regolamentato per pervenire alla Chiesa di San Rocco). Da qui è ben visibile la Guglia del Paradiso (nome da noi dato al complesso delle “Bocche del Paradiso o Guglia delle Bocche”) che incombe austera sopra i nostri occhi. Dopo circa 150 m di alcuni resti di fortificazioni, un sentiero nascosto e non più segnalato vi fa salire in mezzo al folto fogliame in direzione della “Via dei Tubi”.
Dopo un evidente curvone vi è il tratto più interessante del percorso che da lontano appare più difficile di quel che in realtà sia. Consta di un passaggio a sinistra del tubo, per non fare dell’inutile equilibrismo, sino a salire con alcuni scalini intagliati nella roccia sul sentiero che conduce ad una scaletta metallica posta poco sotto una catena. Niente di proibitivo. Può solo dare fastidio lo zaino che è meglio far calare a corda dai più esperti. Giunti al fondo della scaletta vi è un tratto esposto con corrimano (cavo e tubo) che conduce a un breve scalino roccioso su un corto traverso in vista della seconda galleria (l’unica obbligatoria). Essendo essa molto breve la pila è utile ma non indispensabile. Dopo di essa il sentiero corre a fianco del tubo con la presenza di numerosi corbezzoli (bacche rosse mangerecce durante il periodo di fioritura). Bisogna prestare solo attenzione a un tratto in cui occorre risalire di circa 10 m per riprendere l’acquedotto e non lasciarsi ingannare da una traccia che scende verso la Cala dell’Oro.
Si da sommaria descrizione del percorso solo a titolo informativo per raggiungere “La Torretta” ricordando che è necessario prenotare detta escursione con le Guide del Parco. Anche la traccia iniziale, situata nei pressi di una cancellata in legno, è poco visibile, come lo è tutta la prima parte, proprio per non indurre persone inesperte ad avventurarsi da soli (vi sono cartelli di divieto e si può incorrere in sanzioni con multa).
La traccia diventa buona dopo un’ansa rocciosa che sale in direzione di un evidente salto roccioso. Da qui inizia (segni gialli e rossi sbiaditi) una breve discesa sino a raggiungere le catene che attraversano un tratto molto esposto su placche inclinate. Dopo di questo si sale in diagonale verso un boschetto con ulteriore discesa con catene in un tratto scivoloso che conducono ad un pianoro che è il punto su cui si erge “La Torretta”.
Altre catene facilitano la breve arrampicata che porta sulla cresta, sempre accompagnati da catene, fino all’ingresso della Torre che in passato era utilizzata per l’avvistamento delle navi nemiche. Qui vi è un’effige della madonna e un libro di vetta racchiuso in un contenitore metallico quasi sempre deteriorato. Un foro permette con acrobatica arrampicata di salire sul soffitto della medesima con vista sul mare veramente unica. Senso d’isolamento totale. Rientro per la stessa via. Va anche detto a onor di cronaca che i cavi a volte vengono messi e tolti a discrezione delle Guide del Parco, ragione di più per non avventurarsi da soli senza permessi.
A tale proposito va aggiunto che il 18 novembre 2001 sono sceso con un permesso particolare per una dimostrazione atta a tutelare l’ambiente, alla Cala dell’Oro aprendo una via mai percorsa prima sulla parete che dà a picco sul mare in totale traverso assicurandomi solo con fettucce alle piante esistenti. Passi di III° e IV° isolati (ore 3 dalla Cala alla Torretta). Questo percorso essendo proibito se non per quel permesso particolare dimostrativo, si pensa non sia mai più stato percorso da nessuno e viene citato solo a onor di cronaca. Il Secolo XIX ne ha dato notizia il 4 dicembre 2001 a firma Giovanni Pastine (del CAI TAM Ligure).
Se si è lasciata l’auto a San Rocco senza provvedere a portarne una all’arrivo nei pressi di Camogli fin dove il traffico è consentito, si può optare per due soluzioni: Scendere col battello a Punta Chiappa e in 40 min ritornare a San Rocco su larga mulattiera e successiva scalinata che va ad incrociarsi al sentiero percorso nell’andata o scendere a Camogli e salire per una mulattiera sino a San Rocco pervenendo nei pressi della Chiesa Parrocchiale (1 h) e da qui in un Km al parcheggio consentito alle auto.