Bisognerà attendere ancora per conoscere il destino del procedimento penale per il decesso dei coniugi Mattioli, travolti dalla frana che il 6 agosto 2018 si abbatté sulla strada comunale della Val Ferret, a Courmayeur, seminando morte e distruzione. Oggi, mercoledì 25 novembre, in tribunale ad Aosta (in videoconferenza causa Covid), si è tenuta l’udienza per discutere l’opposizione proposta dai legali dei familiari delle vittime contro la richiesta di archiviazione presentata lo scorso anno dal pm Eugenia Menichetti del fascicolo a carico dell’allora sindaco della nota località turistica, Stefano Miserocchi, indagato per i reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravissime, reato omissivo improprio e disastro colposo per frana e messa a rischio dei pubblici trasporti.
La Procura di Aosta ha aperto un procedimento indagando il sindaco di Courmayeur in virtù della sua posizione di garanzia, ma il sostituto procuratore, dopo le indagini svolte dal Corpo Forestale valdostano e dopo il deposito della consulenza tecnica affidata alla geologa Elisabetta Drigo, ha ritenuto che non si potesse imputargli alcuna responsabilità. Nonostante l’inchiesta abbia fatto emergere diverse lacune nel piano comunale di protezione civile, che per inciso nella circostanza non era stato neppure attivato, per gli inquirenti l’evento non era connotato dagli imprescindibili requisiti di prevedibilità e prevenibilità. Posizione su cui nell’udienza odierna, a sostengo della richiesta di archiviazione, ha battuto anche il legale dell’imputato, asserendo che un fenomeno di tale portata distruttiva non era prevedibile e che, comunque, non si sarebbe potuto intervenire su un’area così vasta.
Il legale si è anche soffermato anche sul temporale che non sarebbe stato idoneo a causare un fenomeno di tale devastazione e a richiedere un’allerta meteo. In verità, la Regione Valle d’Aosta aveva inviato già nel 2009 ai Comuni il “Sistema di allertamento per rischio meteorologico, idrogeologico e idraulico”, in cui li si invitava a informarsi costantemente sulle previsioni meteo consultando il bollettino regionale, essendo possibile “che eventi non particolarmente significativi, come temporali d’intensità non rilevante, possano provocare fenomeni puntuali di dissesto o allagamenti in situazioni di particolare vulnerabilità territoriale”: esattamente quanto accaduto quel 6 agosto. Ma Berardi ha puntato anche sulla evitabilità “specifica” della tragedia, imputando al sindaco non solo la mancata adozione di qualsivoglia cautela nel caso di specie, né di natura eccezionale né ordinaria, ad esempio chiudendo la strada, ma anche e soprattutto la scelta da parte del Comune da lui rappresentato di ubicare un parcheggio, quello dove i coniugi Mattioli hanno trovato la morte, in un luogo laddove il rischio frana è ancora maggiore rispetto al tratto stradale.
Di qui dunque la rinnovata richiesta del legale dei Mattioli al gip di formulare l’imputazione per i reati ascritti al sindaco, in quanto (anche) autorità territoriale di protezione civile, o, in via subordinata, di ritrasmettere il fascicolo al pm per un ulteriore approfondimento delle indagini sulle varie questioni sollevate.