"E mi sovvien l'eterno e le morte stagioni e la presente e viva..." Così Leopardi nel suo immenso "L'Infinito". Ne ho scritto in passato su lettere inviate a non ricordo più chi. Ma la nostalgia a volte mi riprende e domina. Nostalgia, dal greco "nostos" che significa ritorno. L'altra componente del termine è "algos" che vuol dire sofferenza.
Tutto sommato, la nostra esistenza è un continuo girare intorno, è un continuo tornare al passato e termina al punto da cui eravamo partiti, il nulla. Ma esiste anche una nostalgia dolce (nostalgia vuol dire anche ricordo), una sorta di ossimoro che ha anche a che fare con certi ricordi, a volte incentivati da abitudini che fanno parte del nostro modo di essere. Per questo, oggi, voglio tessere l'elogio del "toscano".
Il sigaro a cui mi riferisco. Lo fumo ormai da tempo immemorabile e il mio preferito è il toscano "Originale". E' un sigaro fatto a mano. La foglia di tabacco viene arrotolata direttamente sulla gamba dell'operaio della manifattura di Lucca con la stessa tecnica usata nell'ottocento. Non so se avete visto mai le venature di una foglia di tabacco. Sono come i segni che si notano sul dorso di una mano e che somigliano tanto ai percorsi accidentati della nostra vita. Ho cominciato a fumare a quattordici anni con le "Nazionali" senza filtro. Le rubavo dal taschino interno della giacca di mio padre (ma credo che lui fosse consenziente) e le fumavo utilizzando una specie di bocchino ricavato dal cappuccio di una penna stilografica.
Ebbene, per me accendere il toscano è come accendere un interruttore, che mi riporta alle passate stagioni. E quello "Originale" (definito pestilenziale dai miei), che fumo ormai solo dopo i pasti, quando lo espiro mi fa tornare con i ricordi alle "Nazionali" di mio padre e alle "Stop" della mia professoressa di greco con i suoi aoristi. Care figure ormai consegnate agli archivi del tempo,
Del resto, cari lettori di "Valledaostaglocal", ad una certa età, lo sguardo è rivolto più al passato che a un futuro incognito.