Gli agnellini vengono trasportati su camion provenienti dall’Est Europa, in viaggi che possono durare anche trenta ore, esposti al freddo e in condizioni non adeguate, per poi arrivare nei macelli italiani prima delle festività natalizie. In questo periodo dell’anno i consumi di carne ovina aumentano – la metà degli acquisti di carne ovina è infatti concentrata in due momenti dell’anno, a Natale e a Pasqua – ma «dietro la tradizione dell’agnello a Natale si nasconde una grande sofferenza».
A documentarlo sono le associazioni animaliste. Essere Animali è tornata al confine con la Slovenia per fotografare i viaggi dei camion carichi di agnellini diretti ai macelli di Toscana, Lazio e Puglia. Per cinque giorni il team investigativo dell’associazione ha monitorato il tratto più importante per queste importazioni, il varco di Gonars, e ha ispezionato, insieme all’associazione tedesca Animal Welfare Foundation, diversi camion provenienti dall’Ungheria.
I mezzi trasportavano «agnelli giovanissimi, appena svezzati, esposti al freddo e costretti su camion senza lettiera e senza accesso ad acqua e cibo, a causa di beverini inadeguati per le loro esigenze etologiche».
Nel corso degli anni Essere Animali ha più volte documentato i problemi legati ai lunghi trasporti di animali vivi: densità eccessive, animali feriti o intrappolati, lettiera carica di deiezioni o assente, presenza a bordo di animali non svezzati insieme a capi più grossi, beverini mal funzionanti o inadeguati, problemi alla ventilazione, irregolarità documentali e decessi.
«I trasporti di animali vivi verso il nostro Paese continuano su base quotidiana e l’Italia continua a ricorrere all’importazione di ovini, agnelli in particolare, da Spagna ed Est Europa, ma anche di bovini dalla Francia o di suini dalla Danimarca, spesso in condizioni critiche» – ha dichiarato Chiara Caprio, responsabile delle relazioni istituzionali di Essere Animali. «Da cinque anni documentiamo gravissime sofferenze e violazioni a cui sono costretti milioni di animali trasportati ogni anno, con immagini viste da milioni di telespettatori e il coinvolgimento di parlamentari che hanno presentato diverse interrogazioni, tra cui anche un Question Time in Aula al quale ha risposto direttamente il ministro Lollobrigida».
L’associazione ricorda che l’Europa sta discutendo una nuova normativa che dovrebbe portare a un miglioramento del trasporto di animali vivi e all’abbandono di pratiche come il trasporto via nave e quello di animali vulnerabili, quali gli agnellini non svezzati. Nell’ultimo Consiglio Agrifish dell’anno, la Danimarca – Paese che ha ricoperto la Presidenza dell’Unione fino a dicembre 2025 – ha sottolineato l’importanza di standard elevati di benessere animale durante il trasporto. L’Europa, tuttavia, attende ancora una nuova legislazione sul benessere animale.
Il consumo di carne ovina aumenta soprattutto durante le festività pasquali e natalizie, quando si concentra circa la metà degli acquisti annui. Nella tradizione italiana l’agnello è un grande classico della cucina di Natale e di Pasqua, soprattutto nel Centro-Sud, che registra il 76% degli acquisti a livello nazionale.
Secondo Ismea, negli ultimi dieci anni l’Unione europea ha registrato un calo del 12% nel patrimonio ovino e caprino. Le stime parlano di una diminuzione dello 0,3% annuo nel prossimo decennio, fino ad arrivare a circa 607 mila tonnellate nel 2035.
La produzione di carne ovicaprina – spiega Ismea – «rimarrà concentrata in alcuni Paesi dell’UE, con Spagna, Grecia, Francia, Irlanda e Romania che rappresenteranno quasi i tre quarti della produzione totale comunitaria. Si prevede che il consumo pro capite nell’UE rimarrà relativamente stabile nel prossimo decennio, attestandosi a circa 1,3 kg annui, principalmente come conseguenza di una domanda domestica legata alle tradizioni religiose e ai flussi migratori».
L’Italia importa oltre il 40% degli agnelli destinati al macello dai Paesi dell’Est Europa, in particolare Ungheria, Romania e Polonia, dopo viaggi che possono durare anche trenta ore. Secondo i dati Eurostat, nel 2024 l’Italia ha macellato quasi 650 mila agnelli provenienti dall’Unione europea (erano 700 mila nel 2023), di cui oltre 400 mila da Ungheria, Romania e Polonia e 121 mila dalla Spagna. Nel solo mese di dicembre 2024, su un totale di 102 mila agnelli importati dall’UE, più di 50 mila provenivano dai Paesi dell’Est Europa.
«Chiediamo – conclude Caprio – che l’Italia faccia la propria parte e dimostri, con il proprio voto in UE, che il benessere degli animali non è uno slogan vuoto da usare a convenienza, ma un impegno concreto da perseguire ogni giorno con scelte politiche ed economiche forti, etiche e pragmatiche, per la tutela della salute degli animali, dell’ambiente e di tutti noi».