La montagna, quando decide di farsi severa, non avvisa. Nel primo pomeriggio, poco dopo le 14.00, nella zona di Flassin, sopra il Gran San Bernardo, il silenzio ovattato della neve viene rotto da una chiamata alla Centrale Unica del Soccorso. Un gruppo di scialpinisti italiani è in difficoltà: una donna è caduta, la gamba non regge più, il dolore è forte, la quota è quella che non perdona distrazioni, circa 2200 metri.
Il tempo, però, gioca subito la sua partita più sporca. Nuvole basse, visibilità ridotta, condizioni meteo che chiudono ogni spazio all’elicottero. Nessun verricello, nessuna scorciatoia dal cielo. Si va a piedi. Come una volta. Come si fa quando conta davvero la competenza.
L’avvicinamento è lento, ragionato, fatto di scelte continue. Ogni metro guadagnato è tempo tolto al dolore e alla paura. Poco dopo le 15.30 la squadra raggiunge il gruppo. La donna viene stabilizzata, immobilizzata, caricata in barella. Non ci sono gesti teatrali, solo quelli giusti. Quelli che si imparano con anni di formazione, interventi, freddo nelle ossa e responsabilità sulle spalle.