Il 2026 si apre con due brutte notizie per gli automobilisti italiani. Se il governo conferma il blocco delle multe, carburanti e assicurazioni alzano il conto. Il Codacons stima un aggravio complessivo superiore a 650 milioni di euro tra accise sul diesel e nuova tassazione sulle RC Auto, a vantaggio quasi esclusivo dello Stato.
Dal primo gennaio il diesel aumenta di 4,05 centesimi al litro, che, con l’IVA, porta un pieno da 50 litri a costare circa 2,47 euro in più. Per i sedici milioni di veicoli diesel circolanti, la stangata supera i 59 euro all’anno, arrivando a 81 euro includendo l’aumento di maggio. Lo Stato incasserà così 552 milioni. La benzina dovrebbe beneficiare di un taglio equivalente, ma le esperienze passate dimostrano che il prezzo reale raramente scende, creando un paradosso che colpisce solo chi guida diesel.
Sul fronte assicurazioni, l’aliquota sulle garanzie accessorie RC Auto – infortuni conducente e assistenza stradale – schizza dal 2,5% al 12,5%, generando 115 milioni di euro in più per lo Stato. In tre anni il costo medio di una polizza è già salito del 17,5%, da 353 a 415 euro. Molti automobilisti potrebbero rinunciare alle coperture extra, riducendo la protezione reale, mentre le compagnie trasferiranno l’aumento sulle tariffe.
L’unico respiro arriva dalle multe: per il terzo anno consecutivo il governo blocca gli aumenti, confermando gli importi per divieto di sosta, accesso ZTL, eccesso di velocità, semaforo rosso, cinture e cellulare. Dal 2019 le multe sono ferme o leggermente calate, offrendo un sollievo minimo in un 2026 che si annuncia molto caro per chi guida.
E mentre i portafogli degli automobilisti si assottigliano tra rincari del diesel e polizze sempre più care, il governo centrale resta immobile, come spettatore silenzioso di una scena già scritta. Stop alle multe, certo, una misura simbolica che fa sentire la sua mano, ma sul fronte dei carburanti e delle assicurazioni non arriva alcun correttivo. Nessun intervento per alleggerire il peso sulle famiglie, nessun segnale di equità fiscale: a pagare sono i cittadini, mentre lo Stato incassa, puntualissimo, ogni centesimo in più.
In un’Italia dove il costo della mobilità cresce più veloce dei salari, l’inerzia del governo diventa quasi una beffa. I rincari non sono un incidente di percorso, ma una scelta che si consuma silenziosamente, giorno dopo giorno, pieno dopo pieno, polizza dopo polizza. E chi guida? Chiunque metta la chiave nel quadro resta a fare i conti con la realtà: un aumento costante di spese e tasse senza alcun contrappeso, mentre le istituzioni restano immobili, complici dell’inevitabile.