Ci sono storie che tornano a bussare perché non è ancora il momento di voltare pagina. Due anni fa la campagna di GiocoResponsabile riuscì in qualcosa di quasi impossibile: strappare centinaia di persone all’ombra della dipendenza, portarle a chiedere aiuto, far capire loro che sì, uscire dal gioco si può. Quel lavoro, sostenuto anche grazie al giornalismo di servizio, ha letteralmente salvato delle vite.
Ma Natale 2025 racconta un’Italia diversa, più fragile, più esposta. Un’Italia in cui la ludopatia non arretra: cambia pelle, si infiltra dove non te l’aspetti, si traveste da passatempo innocuo.
Oggi i numeri fanno paura: 1,3 milioni di italiani sono a rischio ludopatia, ma solo 15.000 sono attualmente in cura. È un abisso, un vuoto di persone che cadono nel silenzio, famiglie che non sanno dove sbattere la testa, relazioni che si sgretolano mentre lo Stato e spesso anche i servizi territoriali non riescono a intercettare il danno.
Il nemico, oggi, non ha più le luci intermittenti delle sale slot. Ha la forma liscia e pulita di uno smartphone. Le app di scommesse hanno trasformato il telefono in un “casinò in tasca”, sempre acceso, sempre disponibile, sempre pronto a inghiottire soldi, tempo, dignità. Non serve più uscire di casa per rovinarsi: si può fare mentre si è sul divano, mentre i figli guardano la TV, mentre i genitori dormono nella stanza accanto.
Raffaele, ex giocatore “pulito” da due anni, racconta le nuove trappole digitali con la lucidità di chi ci è passato dentro: promozioni aggressive, bonus finti, notifiche studiate per colpire nei momenti di vulnerabilità, algoritmi che spingono a giocare proprio quando stai perdendo. “Mi ero convinto che con una giocata avrei rimesso a posto i conti — dice — ma è stato l’inizio della spirale. La verità è che nel gioco non vinci mai tu”.
La crisi economica peggiora tutto. L’inflazione, le bollette, il lavoro che manca o non basta: elementi perfetti per alimentare il peggior inganno di tutti, quello che “giocare può essere una soluzione ai problemi”. Un’illusione che sta trascinando nella dipendenza migliaia di persone normalissime, senza profili patologici, solo provate dalla vita.
Il comunicato di GiocoResponsabile parla chiaro: l’emergenza non è affatto finita, anzi. Serve informazione, serve coraggio, serve far sapere che i centri di recupero in Italia ci sono, che la rete dell’aiuto non è scomparsa, che una telefonata può essere davvero l’inizio della risalita. Per questo è stata pubblicata una mappa aggiornata dei servizi attivi, accessibile gratuitamente e senza alcun intento commerciale.
Non ci sono raccolte fondi, non ci sono sponsor, non c’è marketing. C’è solo un obiettivo: che almeno una delle persone che leggeranno queste righe trovi la forza di cliccare quella mappa, di chiamare uno specialista, di farsi aiutare.
Perché la ludopatia non è un vizio. È una malattia che divora in silenzio. E ogni giorno perso è una vita che rischia di sgretolarsi un po’ di più. Piero, questo non è un numero: è un allarme. E non possiamo permetterci di ignorarlo.