Consiglio Valle Comuni - 11 dicembre 2025, 08:00

Bertolin: “Non chiediamo vendetta: chiediamo sicurezza e rispetto”

In prima linea contro l’ondata di furti, il sindaco di Arnad avverte: “La comunità non è un problema da contenere, ma una risorsa da ascoltare”

Alexandre Bertolin, classe 1994, è sindaco di Arnad. Amministratore conosciuto per il suo stile diretto e pragmatico, ha rappresentato il proprio Comune nella recente riunione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, convocata per discutere dell’ondata di furti che sta colpendo la Valle d’Aosta e in particolare la Plaine. Qual è il sentimento prevalente nella comunità di Arnad dopo l’ennesimo episodio di furto?
«Un furto non rappresenta soltanto una perdita materiale: compromette il senso di sicurezza, incide sulla serenità familiare e genera un forte sentimento di vulnerabilità. Le famiglie sono colpite nel privato, nella propria intimità. E questo, alla lunga, logora la fiducia e la percezione del proprio paese.»

Lei ha parlato di oltre trenta episodi nel solo Comune di Arnad. Cosa significa per una realtà come la vostra?
«Significa che non siamo di fronte a un caso isolato o a un’emergenza improvvisa, ma a un fenomeno che si ripete e che richiede risposte strutturate. Questa situazione era già emersa nei mesi estivi e l’abbiamo riportata con fermezza al COSP.»

C’è chi sostiene che la risposta del sistema giudiziario sia insufficiente. Condivide questa critica?
«La percezione è evidente: la normativa attuale, troppo spesso, determina pene simili a una tirata d’orecchi per i delinquenti. Questo mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Le Forze dell’Ordine fanno il possibile, ma hanno bisogno di risorse, strumenti e risposte adeguate.»

Nel suo documento lei ha fatto riferimento all’intervento dei cittadini. Un contributo prezioso o un campanello d’allarme?
«Nel caso specifico l’intervento della cittadinanza ha contribuito all’individuazione del responsabile, evitando che potesse far perdere le proprie tracce. Comprendo il clima di esasperazione e timore, ma non posso giustificare comportamenti che travalicano la legalità.»

Sui media si è parlato di un paese pronto alla giustizia fai-da-te. È così?
«No. Arnad non è un paese incline alla giustizia sommaria. È una comunità coesa che attraversa un periodo complesso, animata da un legittimo desiderio di sicurezza e serenità. La narrazione mediatica, in più occasioni, è stata sommaria, con toni enfatici che hanno restituito solo parzialmente la reale dinamica dei fatti.»

Lei vede i cittadini come un problema da gestire o una parte della soluzione?
«I cittadini non devono essere considerati un problema da contenere, ma possono essere una risorsa. Una risorsa preziosa nella prevenzione e nella collaborazione con le autorità.»

Ronde e gruppi spontanei: una risposta possibile?
«Dal mio punto di vista non rappresentano una soluzione efficace né sostenibile nel lungo periodo. È invece essenziale che ciascuno mantenga consapevolezza del proprio ruolo nella società: piccoli gesti di buon vicinato, segnalazioni puntuali, collaborazione attiva.»

Che impegno prende l’amministrazione nei confronti della popolazione?
«Continueremo a investire sulla sicurezza, lavorando in sinergia con le autorità competenti affinché siano garantiti risorse e strumenti adeguati. Siamo al servizio della comunità e pronti a difendere e sostenere il nostro paese fin dove sarà necessario.»

Ha citato Cesare Pavese: “Un paese vuol dire non essere soli”. Perché quella frase oggi?
«Perché descrive perfettamente lo stato d’animo di chi vive questa situazione. La sicurezza non è solo ordine pubblico: è sentirsi parte di una comunità che si sostiene nei momenti difficili.»

pi.mi.