ECONOMIA - 09 dicembre 2025, 17:02

Sciopero, valigie e bandiere: La CGIL VdA manifesta a Torino

Niente cortei sotto il lupa di Piazza della REpubblica e nemmeno in piazza Chanoux: la mobilitazione del 12 dicembre si sposta a Torino. Tra fisco, pensioni e IRPEF mancata, i nodi restano. Ma perché la Valle d’Aosta non manifesta in Valle d’Aosta?

La domanda circola da giorni, quasi sottovoce nei bar e nei gruppi Whatsapp dei “più sindacalizzati”: se la Legge di Bilancio è così dannosa per lavoratori, giovani e pensionati valdostani, perché lo sciopero generale del 12 dicembre non manifesterà ad Aosta?

Una delegazione della CGIL Valle d’Aosta, infatti, prenderà striscioni e pulmini per dirigersi a Torino, dove interverrà dal palco la segretaria generale Vilma Gaillard, chiamata a spiegare «le ragioni della mobilitazione e le ricadute negative della Legge di Bilancio ingiusta e dannosa anche per lavoratrici, lavoratori, pensionati e giovani della Valle d’Aosta».

Già qui qualcosa stride: l’autonomia si rivendica, ma si protesta altrove. Che sia una strategia, una necessità o semplicemente un calcolo numerico? Torino fa massa, Aosta fa eco. E forse non basta.

La nota sindacale, che annuncia la trasferta, è un elenco lungo di ferite e cerotti troppo piccoli: «Salari, fisco, precarietà, sicurezza sul lavoro, pensioni, sanità e istruzione», tutti temi già sentiti, eppure tremendamente attuali.

A pesare come un macigno sono soprattutto i numeri dell’IRPEF: «il mancato adeguamento negli ultimi tre anni ha sottratto 25 miliardi di euro ai redditi da lavoro e pensione».
Cifra nazionale ovvio, ma che si traduce – secondo la CGIL – in stipendi che perdono potere d’acquisto e pensioni che non tengono il passo con il carrello della spesa. E qui non serve essere economisti: basta passare alla cassa del supermercato.

Altro capitolo: i servizi pubblici. Il Governo – attacca il sindacato – «continua a trascurare sanità, scuola, welfare e diritto alla casa». La spesa sanitaria scenderebbe sotto il 6% del PIL, mentre aumenta la precarietà e l’incertezza.

Sulle pensioni, la manovra «peggiora ulteriormente la Legge Fornero», aumentando età pensionabile e stringendo le uscite flessibili. Risultato? I giovani già fanno fatica a entrarci nel mondo del lavoro, figuriamoci ad uscirne.

Il paradosso dell’epoca: vivi per lavorare, ma non lavori per vivere.

je.fe.