Non ha fatto in tempo a realizzare cosa stesse accadendo: prima inseguito, poi placcato, infine colpito. Sarebbe stato un tentativo di furto finito molto peggio del previsto quello avvenuto ad Arnad, dove un uomo di 40 anni è stato sorpreso da alcuni residenti e aggredito a colpi di piccone. L’uomo, fermato prima dell’arrivo dei carabinieri e poi arrestato, è finito al Parini di Aosta con una prognosi di trenta giorni e una frattura al bacino. Secondo quanto filtrato, i suoi complici sarebbero riusciti a far perdere le proprie tracce: erano in quattro, ma solo uno è rimasto a terra. Gli altri si sono dileguati nella notte, lasciando alle sue spalle grida, concitazione e quel piccone che racconta una storia più lunga delle parole.
I carabinieri, ora, non indagano soltanto sul furto: c’è da identificare chi abbia deciso di farsi giustizia da sé, trasformando una fuga rocambolesca in un pestaggio dalle conseguenze tutt’altro che banali. Le versioni sono ancora incerte, come spesso accade quando ci si trova davanti a un confine labile tra esasperazione e violenza.
Aosta ha avuto una notte agitata per ragioni del tutto diverse. Erano circa le 22.30 quando un forte boato ha fatto sobbalzare residenti e passanti nel centro storico. L’esplosione, provocata con ogni probabilità da un grosso petardo, ha lasciato segni ben visibili: alcune finestre di un’abitazione di via Saint-Bernard de Menthon sono andate in frantumi. Nessun ferito, ma paura sì, perché un rumore così, nel cuore della città e a pochi passi dalla cattedrale, non passa inosservato.
Sul posto sono intervenuti gli agenti e la polizia scientifica, impegnata nei rilievi e nell’esame delle immagini di videosorveglianza della zona. Le prime ipotesi portano a un gruppo di giovani che sarebbero fuggiti subito dopo lo scoppio, lasciando dietro di sé vetri rotti e domande aperte.
Una notte, insomma, in cui la cronaca ha bussato alle porte della Valle con due storie diverse ma unite da un filo sottile: la sensazione che il confine tra bravata, reazione o vendetta stia diventando sempre più fragile. E a raccogliere i pezzi — di vetro e di realtà — restano, ancora una volta, gli investigatori.