La falesia dell’Avanà è uno di quei luoghi che riescono a unire emozione e geografia. Un angolo ritrovato, sospeso sopra la Valle di Susa, riportato alla luce da un accurato lavoro di pulizia e di chiodatura. Un “balcone” naturale che, passo dopo passo, si raggiunge attraverso un breve itinerario a piedi immerso nei muretti in pietra e nei coltivi abbandonati di un’ex vigna da cui deriva il nome stesso della parete.
I “tiri” disponibili soddisfano arrampicatori di ogni livello, con due brevi vie adatte anche ai più piccoli. Le difficoltà non scendono mai sotto il 5° grado e la parete, esposta a sud-est, viene raggiunta dal sole già al mattino. Servono una quindicina di rinvii; le difficoltà variano tra il 5° e il 7a+ e le altezze oscillano tra i 15 e i 30 metri.
Il lavoro di sistemazione è stato portato avanti dal gruppo “Caprie Verticale”, che ha lasciato nomi e gradi chiaramente indicati all’attacco di ogni tiro. Per raggiungere la falesia occorre partire da Borgone: nei pressi della Banca San Paolo si svolta a destra, si supera il passaggio a livello e si prosegue sulla strada lastricata in salita. Si oltrepassa un ponticello, poi si continua a sinistra lungo una stradina asfaltata tra muri di pietra, fino al parcheggio alla base della parete della Cava.
Una volta giunti alla base, l’Avanà si rivela per ciò che è: un luogo dove arrampicare per piacere, per allenamento, o semplicemente per ritrovare quel gesto che appartiene ai free climbers e agli alpinisti. Le vie sono tutte segnate in modo chiaro, per cui non serve aggiungere descrizioni tecniche: il senso del posto lo scopre chi lo vive.