CRONACA - 03 dicembre 2025, 10:25

Scuole inclusive, diritti sospesi

Il CNDDU lancia l’allarme nella Giornata internazionale delle persone con disabilità: i numeri crescono, le risposte no

Sembra un paradosso di quelli difficili da ignorare. Proprio mentre il 3 dicembre il mondo riflette sui diritti, la dignità e la piena partecipazione delle persone con disabilità, dalle scuole italiane arriva una fotografia che inquieta: più studenti, più bisogni, ma strutture ancora vecchie e inadatte. Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, attraverso il suo presidente Romano Pesavento, non usa giri di parole. «Nel giro di un anno abbiamo quasi diecimila studenti con disabilità in più – afferma – ma questa crescita non trova corrispondenza nell’adeguamento degli edifici. Solo il 41% delle scuole è davvero accessibile. Il resto è un percorso a ostacoli.»

Ostacoli veri, fisici, quotidiani. Barriere architettoniche, ascensori che non funzionano o non rientrano negli standard, servizi igienici non conformi, assenza di percorsi tattili, segnaletica visiva che latita. Dettagli? Non proprio, perché quei dettagli trasformano la libertà in dipendenza, l’autonomia in richiesta d’aiuto. «Gli ostacoli negano l’esercizio del diritto allo studio», ammonisce Pesavento, e in realtà negano anche qualcosa di più: il messaggio sottile che passa è che l’inclusione è ancora un’appendice, non il cuore pulsante del sistema educativo.

È innegabile che qualcosa si muova: dal Ministero dell’Istruzione e del Merito sono arrivati 18,6 milioni di euro dedicati all’eliminazione delle barriere architettoniche. Una cifra significativa, collocata dentro quella cornice gigantesca e spesso astratta che è il PNRR. «Accogliamo con attenzione questo segnale – spiega il presidente CNDDU – ma le risorse non bastano. Il divario è profondo e si trascina da anni.»

Da qui la proposta: trasformare gli interventi sparsi in un piano nazionale di edilizia scolastica inclusiva, superando la logica delle opere episodiche per approdare a un design universale, pensato per tutti, senza dover essere rincollato dopo. Spazi flessibili, tecnologie assistive, percorsi sicuri: l’architettura come alleata, non come ulteriore voce di spesa.

Accanto al mattone, la governance. Pesavento insiste su un monitoraggio costante e trasparente dell’accessibilità degli edifici: «L’inclusione non può essere lasciata alla buona volontà dei singoli istituti. Deve essere responsabilità condivisa, con risorse certe e regole chiare.»

Il messaggio è netto e cita la realtà per quella che è: gli studenti con disabilità aumentano costantemente e non agire significherebbe accettare che ogni giorno migliaia di giovani vivano la scuola come un luogo che esclude anziché accoglie. E questo, in una giornata nata per celebrare esattamente il contrario, suona come una stonatura difficile da ignorare.

«Rinnoviamo il nostro impegno – conclude Pesavento – perché la scuola italiana diventi davvero un ambiente dove ogni studente possa sentirsi riconosciuto, sostenuto e libero di partecipare pienamente alla vita educativa. Una scuola accessibile è una scuola che rispetta i diritti umani e costruisce il futuro.»

Le parole sono chiare, quasi scolpite: non basta rompere un muro o comprare una rampa. Serve rompere un’abitudine, un ritardo, un’idea di normalità costruita su misura per pochi. Solo così la scuola potrà davvero diventare ciò che promette: la porta aperta, non la salita impossibile.

red