CRONACA - 03 dicembre 2025, 20:39

Riciclati quasi 2 milioni di euro al casinò di Saint-Vincent, inquirenti valutano le posizioni dei due dipendenti

L’inchiesta della procura di Aosta svela un presunto sistema di riciclaggio basato su fiches, bonifici e mazzette. L’amministratore Buat all’ANSA: “Non possiamo restare indifferenti”

Un fiume di denaro contante – oltre 1,8 milioni di euro in poco più di un anno – sarebbe entrato da una porta del Casinò de la Vallée e uscito dall’altra ripulito, con un bonifico e una parvenza di regolarità. È l’accusa su cui sta lavorando la procura di Aosta, che ha acceso i riflettori su quello che gli investigatori definiscono “un collaudato sistema di riciclaggio dei proventi di reati fiscali”, alimentato da fatture false, intermediari e mazzette in contanti. Gli indagati sono 33: imprenditori, collaboratori e due dipendenti della casa da gioco.

Al centro della presunta “lavanderia di denaro” ci sarebbero due figure interne all’istituto: Cristiano Sblendorio, direttore dell’ufficio marketing, e Augusto Chasseur Vaser, direttore dell’ufficio cambi e fidi. Dalle indagini della Guardia di finanza emergono buste e valigie piene di contanti che arrivavano negli uffici della casa da gioco: il contante veniva cambiato in fiches, i clienti si mostravano ai tavoli verdi per qualche ora e, a distanza, ottenevano un bonifico riconducibile a finte vincite. Così i soldi – secondo la ricostruzione degli inquirenti – rientravano puliti nelle disponibilità delle società coinvolte, eludendo controlli e tetti ai pagamenti in contanti.

La tariffa della compiacenza variava in base al valore dell’operazione: dai 50 euro per un cambio da 6 mila, ai 2 mila euro per operazioni da 220 mila euro. Tra gli indagati figura anche il noto imprenditore genovese Aldo Spinelli, già finito nelle cronache per altre vicende giudiziarie, che avrebbe ottenuto 85 mila euro in fiches versando mille euro a ciascuno dei due funzionari.

Le perquisizioni sono scattate ieri in undici regioni – Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Toscana, Molise, Sicilia, Calabria, Liguria, Puglia, Campania e Lazio – con l’obiettivo di cautelare contanti, conti correnti, beni e immobili per un valore di circa 5 milioni di euro. L’inchiesta prende le mosse da un filone piemontese che coinvolge le società Italfibre srl e Metalfer, con sede nel Torinese: tramite fatture per operazioni inesistenti avrebbero generato circa 3 milioni di euro poi confluiti in una società “cartiera”, innescando il meccanismo di rientro del denaro tramite la casa da gioco.

Dal Casinò di Saint-Vincent, intanto, arrivano le prime reazioni. “In questo momento non abbiamo una visione esatta delle cose, non conoscendo gli atti dell'inchiesta – afferma all’ANSA Rodolfo Buat, amministratore unico del Casinò –. Dobbiamo essere attenti a non creare danni all’azienda a fronte di evoluzioni di questa indagine. È chiaro che gli elementi che emergono dalle notizie di stampa non ci possono lasciare indifferenti”. Quanto ai due dirigenti coinvolti, Buat conferma che la società “sta valutando con i legali quali siano i passi da fare”. Una cosa appare certa, aggiunge: “I nostri clienti troveranno altri interlocutori”.

L’indagine, che copre una parte del 2023 e del 2024, resta aperta su più fronti, tra evasione fiscale, riciclaggio e presunta corruzione legata alla gestione del denaro contante. Sarà ora il lavoro degli inquirenti a definire il ruolo di ciascuno e il perimetro di responsabilità di una vicenda che riporta il nome del Casinò de la Vallée nelle pagine giudiziarie nazionali.

red