La fotografia annuale scattata dalla Qualità della Vita del Sole 24 Ore — arrivata ormai alla trentaseiesima edizione — racconta un’Italia che continua a dividersi tra territori in piena accelerazione e altri ancora impantanati nelle solite fragilità. E in questo scenario complesso Aosta, sulla spinta della Giunta Nuti, si rimette in moto, recupera quattro posizioni e sale al tredicesimo posto assoluto: non ancora nella top ten, ma decisamente in vista, e soprattutto con una traiettoria che invita a guardare avanti.
Quest’anno il podio è tutto alpino: Trento, Bolzano e Udine guidano la classifica, seguite da un Nord che non lascia molto spazio agli altri. Bologna è quarta, Milano ottava, ma a sorprendere sono anche province più piccole come Bergamo, Treviso, Verona, Padova e Parma: tutte nella top ten, tutte con performance che confermano un modello di sviluppo competitivo, solido, capace di attrarre investimenti e persone.
Le grandi città, spesso appesantite da problemi strutturali, quest’anno rialzano la testa: Roma guadagna 13 posizioni, Genova 11, Torino almeno una. È un segnale interessante, perché indica che, nonostante le disuguaglianze e le contraddizioni interne, i grandi centri stanno tornando a giocare un ruolo strategico sul piano economico e culturale.
Poi c’è il Sud, che resta agganciato in coda alla classifica. Cagliari è la prima provincia meridionale e si ferma al 39° posto, mentre Reggio Calabria chiude la graduatoria per il secondo anno consecutivo. Qui il ritardo non è più solo statistica: è un divario strutturale che continua a produrre disuguaglianze profonde, nell’accesso ai servizi, nel lavoro e nella qualità dello spazio urbano. Un tema nazionale, che a questo punto richiede un coraggio politico che da troppi anni non si è visto.
Nel quadro generale, il piazzamento di Aosta assume un valore diverso: non solo un numero, ma una conferma del ruolo che una piccola realtà autonoma può giocare quando riesce a mettere a sistema i suoi punti di forza. La città cresce in “Cultura e tempo libero”, segno che gli investimenti — piccoli o grandi — in eventi, spazi e strutture stanno generando un effetto percepibile. E migliora in “Giustizia e sicurezza”, dove la dimensione ridotta, combinata con servizi efficienti, continua a rappresentare un vantaggio competitivo.
Bene anche “Ricchezza e consumi”, indice di una comunità che mantiene una capacità di spesa stabile e un tessuto economico che, pur tra mille sfide, non perde vitalità. In altre parole, Aosta conferma di essere una città che vive di equilibri delicati ma virtuosi: non enorme, non perfetta, ma capace di garantire una qualità quotidiana che molte grandi città possono solo invidiare.
E forse il dato più interessante è proprio questo: mentre l’Italia si spacca tra aree sempre più ricche e aree sempre più fragili, Aosta continua a presidiare quella fascia intermedia che tiene insieme benessere, servizi e vivibilità. Un piccolo segnale di stabilità in un Paese che di stabilità continua ad averne un disperato bisogno.