ATTUALITÀ - 30 novembre 2025, 13:17

Perquisizione nel carcere Lorusso e Cutugno: trovate armi artigianali e una macchinetta per tatuaggi

Dopo un’articolata perquisizione nel padiglione B della casa circondariale di Torino, la Polizia penitenziaria ha sequestrato uno smartphone, sbarre di ferro, punteruoli e una macchinetta rudimentale per tatuaggi. Il SAPPE denuncia: “Carcere pentola a pressione, servono interventi urgenti e strutturali”

Non c’è pace nella casa circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino. A denunciarlo è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), dopo una perquisizione notturna che ha portato alla scoperta di oggetti vietati in alcuni spazi detentivi dell’istituto. Una nuova, pesante conferma dello stato di tensione in cui è costretto a operare quotidianamente il personale di polizia penitenziaria.

Tutto nasce da un controllo mirato nel Padiglione B della VI Sezione, dove gli agenti hanno passato al setaccio una cella. “Nel corso della notte, presso il Padiglione B della VI Sezione, è stata effettuata un’ispezione all’interno di una cella. Durante il controllo, occultato dietro un portarotolo di carta igienica artigianale, è stato rinvenuto un telefono cellulare di tipo smartphone, introdotto illecitamente all’interno dell’istituto”, spiega il segretario provinciale SAPPE, Taibbi Jean Francois. Non si è trattato però di un caso isolato legato a un singolo detenuto o a un singolo ambiente.

“Successivamente, nel locale adibito a barberia, sono stati rinvenuti ulteriori oggetti non autorizzati, tra cui sbarre in ferro, punteruoli di fattura artigianale, un caricabatterie e una macchinetta rudimentale per tatuaggi”, aggiunge Taibbi, delineando uno scenario che va ben oltre il “semplice” possesso di un cellulare clandestino. La presenza di sbarre e punteruoli artigianali pone infatti un problema diretto di sicurezza, tanto per il personale quanto per gli stessi detenuti.

“Tali ritrovamenti”, sottolinea il sindacalista, “confermano, ancora una volta, la persistente e preoccupante presenza di materiali non consentiti all’interno della struttura penitenziaria. Il personale in servizio presso il Padiglione B, nonostante l’evidente stato di affaticamento e la crescente pressione dovuta alla gestione quotidiana di situazioni critiche, continua a operare con elevato senso del dovere, professionalità e spirito di abnegazione, garantendo la sicurezza e l’ordine all’interno dell’istituto”.

Per il SAPPE, il quadro generale del carcere torinese è ormai fuori controllo. “La situazione nel carcere di Torino è ormai divenuta insostenibile. Si rende necessario e urgente un intervento concreto da parte delle istituzioni competenti, volto all’adozione di misure più stringenti e normative più severe nei confronti di tali comportamenti illeciti. Solo attraverso un impegno deciso e strutturale sarà possibile tutelare l’incolumità del personale e assicurare il corretto funzionamento dell’istituto penitenziario”, è la posizione del sindacato, che accompagna la cronaca dei sequestri con una richiesta politica e organizzativa molto chiara.

A rilanciare l’allarme è anche Vicente Santilli, segretario SAPPE per il Piemonte, che non usa giri di parole nel descrivere il clima interno al “Lorusso e Cutugno”. “Il carcere è una costante pentola a pressione pronta ad esplodere. È intollerabile l’indifferenza di chi continua a ignorare le responsabilità nel garantire un ambiente di lavoro sicuro e dignitoso per il personale, favorendo così il verificarsi di eventi critici e pericolosi che taluni degli oggetti sequestrati nella notte dai Baschi Azzurri avrebbero potuto causare”, afferma Santilli, sottolineando come gli allarmi del personale spesso restino inascoltati.

Sul piano nazionale, torna a farsi sentire anche la voce del segretario generale del SAPPE, Donato Capece, che chiede un cambio di passo netto nelle politiche penitenziarie. “Servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Servono poliziotti e regole d’ingaggio chiare, tecnologia e formazione per chi sta in prima linea nelle Sezioni, strumenti di difesa e contrasto delle violenze”, dichiara Capece.

Il leader del sindacato individua due fronti principali: da un lato “prevedere l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene”, e dall’altro la “riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario”.

Capece torna infine a insistere su uno strumento che il SAPPE invoca da tempo per la Polizia penitenziaria: “la dotazione del taser, che potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza in chiave anti aggressione (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici)”.

La perquisizione notturna nel padiglione B, con il sequestro di sbarre di ferro, punteruoli e attrezzature clandestine, diventa così l’ennesimo episodio che accende i riflettori sulla sicurezza nelle carceri italiane. A Torino, dove la tensione sembra non allentarsi mai, gli agenti continuano a lavorare in condizioni definite “insostenibili” dai loro rappresentanti sindacali, tra appelli alle istituzioni e richieste di interventi che, per il momento, restano ancora sulla carta.

red/com