CRONACA - 21 novembre 2025, 12:01

Questo non è amore, la campagna della Polizia torna tra la gente - VIDEO

In vista del 25 novembre, la Polizia di Stato rilancia l’iniziativa “…questo NON è AMORE”, una presenza costante nei territori per ascoltare, informare e aiutare le donne che vivono situazioni di violenza. Dalla prevenzione alle reti di supporto, fino al Protocollo Zeus rivolto agli autori, una strategia che punta al cambiamento culturale

Come ogni anno quando ci si avvicina al 25 novembre, la Polizia di Stato rimette al centro un tema che tocca la carne viva del Paese: la violenza contro le donne. E lo fa con una campagna che ormai è diventata un presidio culturale prima ancora che istituzionale. “…questo NON è AMORE” non è uno slogan da ricorrenza, ma un progetto permanente, costruito per portare le forze dell’ordine fuori dagli uffici e in mezzo alle persone, nei luoghi pubblici dove spesso le storie di violenza iniziano a trovare un varco per essere raccontate.

L’obiettivo è doppio: informare e far sentire meno sole le donne che vivono situazioni di pericolo. Si parte da un dato semplice e tragico: molte non denunciano, schiacciate dalla paura, dalla vergogna, o da una sfiducia che riguarda non solo le istituzioni ma il mondo che le circonda. Per questo, nella filosofia della campagna, la presenza è la prima forma di protezione: ascolto, accoglienza, informazione.

Le Questure, ogni anno, organizzano eventi e presìdi in tutta Italia. È lì che la cittadinanza risponde, si avvicina, fa domande. Ed è lì che, spesso, qualcuno trova il coraggio di rompere il silenzio. Durante questi incontri viene distribuito anche un opuscolo — cartaceo e digitale — che raccoglie strumenti pratici: numeri utili, indirizzi dei centri antiviolenza, riferimenti normativi, storie di donne che ce l’hanno fatta. Un piccolo manuale di sopravvivenza e di possibilità.

Per la nona edizione, quella del 2025, nella prefazione della brochure il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ricorda che “La violenza contro le donne non è mai un numero: è una vita violata, una dignità calpestata, un dolore che attraversa l’intera società. Non possiamo limitarci a contarne i casi: ogni femminicidio è una ferita che riguarda tutti”. Parole che provano a riportare la questione nella sua dimensione reale: ogni storia è una persona.

La testimonial di quest’anno è Michelle Hunziker, che da tempo è attiva sui temi della violenza di genere. Nel suo messaggio spinge sul cuore della questione: “Denunciare non è un obbligo né una condanna, semmai un’opportunità. È il primo passo per essere, o tornare a essere, sicure, autonome, libere”. E richiama alla necessità di un cambiamento che non sia solo normativo, ma culturale: un salto collettivo, a partire dai più giovani.

La campagna “…questo NON è AMORE” non si ferma però alle vittime. Con il Protocollo Zeus, attivo in sinergia con questure, centri specializzati e ospedali, si prova a intervenire anche sugli autori di violenza. Quando scatta l’ammonimento del Questore, la persona viene indirizzata verso percorsi psicologici mirati. E, in diversi casi, chi accetta di entrarvi riesce davvero a interrompere la spirale della violenza, riducendo il rischio di recidiva. È un tassello delicato, ma fondamentale.

La Polizia di Stato, negli ultimi anni, ha ampliato anche le collaborazioni con associazioni, servizi sociali, centri antiviolenza e realtà civiche, sottoscrivendo protocolli che permettono di condividere informazioni e metodi di intervento. Una rete che si muove insieme e che considera vittime non solo le donne, ma anche i figli esposti alla violenza domestica.

Più che una campagna è un ecosistema: prevenzione, ascolto, formazione, responsabilizzazione. Un lavoro lento, quotidiano, che prova a trasformare l’idea stessa di sicurezza in una forma di vicinanza. Perché, come ricordano quest’anno gli organizzatori, riconoscere cosa non è amore è il primo passo per tornare a vivere.

GUARDA IL VIDEO

pi.mi.