Ormai tutto passa attraverso un diagramma: l’app di fitness che ci dice quanti passi facciamo, il giornale economico che ci mostra gli indici di Borsa, la macchina industriale che segnala in tempo reale i suoi consumi. Siamo immersi in un mare di linee, numeri e percentuali che sembrano offrirci ordine, controllo, chiarezza.
Sembra. Perché ogni infografica è anche una sottrazione: elimina il rumore, smussa i margini, cancella le eccezioni. Ci semplifica la vita, certo, ma toglie anche profondità, sfumature, complessità umane.
Beorchia parte esattamente da lì: prende questi strumenti visivi apparentemente neutri e li rigira come un calzino. Li sabota, li reinterpreta, li rimette in scena con ironia, poesia, e quella sottile inquietudine che arriva quando capisci che forse i numeri ti stavano raccontando solo una parte della storia.
“Figure”, questo il titolo dell’esposizione, inaugura giovedì 27 novembre sempre alle 18 alla Galleria Inarttendu, in via Martinet 6 ad Aosta.
Resterà aperta fino a venerdì 16 gennaio, dal lunedì al venerdì, 10-18.
Un appuntamento che rafforza il ruolo della galleria come presidio culturale cittadino: piccolo spazio, grande personalità. E soprattutto grande coerenza nel portare in Valle d’Aosta artisti e linguaggi contemporanei che altrove monopolizzano fondazioni e musei.
Il nome di Beorchia ad Aosta non è nuovo: due anni fa aveva vinto il concorso “Coincidenze d’artista” promosso dal Comune, realizzando una pensilina in viale Federico Chabod, all’altezza dell’istituto tecnico professionale. Una di quelle opere pubbliche che non urlano, ma restano. E questa mostra sembra quasi la naturale continuazione di quel dialogo con la città.
Classe 1979, originario di Vercelli ma residente nel trevigiano, Beorchia è un artista interdisciplinare con una formazione robusta: Iuav di Venezia, Accademia di Brera, e un dottorato in Scienze del Design.
Dal 2010 porta avanti una ricerca che spazia tra grafica, suono, fotografia, mappe, sistemi digitali.
Ha esposto in Italia e all’estero — dal Museo Etnografico Trentino al Mucbe spagnolo, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia a Bielefeld in Germania — e ha partecipato a più di trenta residenze artistiche in mezzo mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, dalla Finlandia a Malta.
Le sue opere sono custodite in collezioni pubbliche prestigiose: Triennale di Milano, Gallerie dell’Accademia, Museo Etnografico Trentino, Museo Nazionale di Fotografia, Polo Museale della Campania.
Se c’è una cosa che questa mostra conferma, è la funzione concreta che la Galleria Inarttendu si sta ritagliando: non semplice spazio espositivo, ma laboratorio culturale che intercetta tendenze, ospita artisti maturi e giovani promettenti, e mette Aosta dentro un discorso contemporaneo che troppo spesso resta confinato altrove.
Beorchia porta contenuti, metodo, una visione che interroga il nostro rapporto con il mondo digitale, con la rappresentazione, con la realtà semplificata in numeri. Inarttendu porta il resto: la cornice, l’occasione, la cura.
E insieme — diciamolo senza giri di parole — fanno davvero bene alla città.