La montagna è una scuola di vita, libertà, silenzio. Ma a volte, purtroppo, è anche il luogo dove la vita si spezza. È da questa consapevolezza che nasce “Oltre la Vetta”, il progetto presentato all’Italian Outdoor Festival di Milano e promosso dal Club Alpino Italiano, dedicato a chi affronta un lutto traumatico legato agli incidenti in montagna.
L’iniziativa mette insieme alpinisti, psicologi, guide alpine, operatori del soccorso, familiari e amici delle vittime, con l’obiettivo di costruire una rete stabile di sostegno. Una rete fatta di ascolto e competenze, non solo di ricordi.
A ideare e curare il progetto è Sofia Farina, che durante la presentazione ha spiegato il senso profondo dell’iniziativa:
«Questo progetto nasce da un’esperienza che è al tempo stesso personale e universale, e vuole offrire uno spazio di dialogo, informazione, apertura e sostegno reciproco», ha dichiarato.
«Ci auguriamo che questo progetto possa diventare una mano tesa nel momento del bisogno, e che contribuisca a rendere la conversazione sulla morte, e su tutto ciò che comporta, meno un tabù», ha aggiunto.
Accanto a lei, il Presidente generale del CAI, Antonio Montani, che ha rivendicato con convinzione il valore di questo nuovo percorso:
«Il progetto ‘Oltre la Vetta’ è una grande iniziativa di solidarietà sociale, che solo una grande associazione come il Club Alpino Italiano può mettere in campo. Credo che questa iniziativa sia la più importante che il CAI mette in campo con la mia presidenza», ha affermato.
Fra le novità annunciate, ce ne sono tre che cambiano il modo in cui il lutto in montagna viene affrontato in Italia:
Dal 2026, il CAI attiverà un fondo economico per sostenere l’accesso a percorsi psicologici destinati ai familiari e agli amici delle vittime.
Psicologi per i Popoli condurrà gruppi di mutuo aiuto, inizialmente online, e in seguito anche in presenza.
Incontri e appuntamenti pubblici verranno organizzati nelle principali località montane italiane per parlare di trauma, memoria, comunità.
In un contesto dove la montagna è spesso narrata come luogo eroico o romantico, “Oltre la Vetta” tenta una strada diversa: riconoscere il dolore, senza trasformarlo in spettacolo.
Il progetto vive anche online grazie al video-podcast “Oltre La Vetta”, che dà voce a chi ha attraversato un trauma. La prima puntata è già disponibile sul sito dedicato e sulle principali piattaforme: YouTube, Spreaker e Spotify.
Oltre alle testimonianze, la piattaforma offrirà materiali informativi su lutto, trauma, rielaborazione e continuità affettiva, frutto della collaborazione con Psicologi per i Popoli, che selezione e forma i professionisti della rete.
L’obiettivo non è sostituire i servizi sanitari, ma affiancarli con un linguaggio vicino alla comunità della montagna: concreto, rispettoso, lontano dal sensazionalismo.
Piace pensare che “Oltre la Vetta” sia un progetto che non toglie dignità alla sofferenza, ma le restituisce voce. Un gesto collettivo di cura verso chi resta, spesso in silenzio, con domande sospese.
Perché chi frequenta la montagna lo sa: si torna sempre cambiati, ma non sempre si torna insieme.