FEDE E RELIGIONI - 15 novembre 2025, 08:00

Il Papa alla Lateranense: nel mondo si rischia il vuoto culturale, formare alla pace

Leone XIV inaugura l’anno accademico alla Università pontificia, che ha un legame intrinseco con il Vescovo di Roma. In un’epoca in cui si pensa che la ricerca e lo studio non servano alla vita reale, o che nella Chiesa conti più la pratica pastorale che la conoscenza teologica, biblica o giuridica, il Pontefice avverte che si può scivolare nella banalità, nell’approssimazione, nella rigidità. Il suo invito è a formare laici e sacerdoti competenti e a costruire un mondo solidale e fraterno

Un prolungato e fragoroso applauso accoglie, il 14 novembre, Leone XIV nel cuore pulsante della capitale, dove giunge per inaugurare l’anno accademico 2025-2026 della Pontificia Università Lateranense: la “sua casa”. A ragione la definisce così il cardinale Baldo Reina, vicario generale del Papa per la Diocesi di Roma e Gran Cancelliere di un Ateneo che, fondato nel 1773, gode storicamente del titolo di “Università del Papa”, in virtù del suo legame intrinseco con il Vescovo di Roma.

Composta da 130 docenti, 34 officiali e addetti amministrativi e oltre mille studenti, la comunità accademica coltiva da sempre l’inter- e la transdisciplinarità. Pur risentendo del calo demografico, della crisi vocazionale e delle inevitabili ripercussioni economiche, l’Ateneo sta cercando — sottolinea il cardinale Reina nel suo saluto introduttivo, dopo il canto del Veni Creator — di percorrere strade inesplorate nella ricerca e nella didattica, con piena adesione al magistero petrino. In Aula Magna, accanto ai docenti laici ed ecclesiastici, prendono posto diversi giovani che hanno scelto la PUL per la propria formazione ecclesiale e civile.

Nell’indicare la missione peculiare della Pontificia Università Lateranense, il Papa ricorda che essa non ha un carisma di fondatore da custodire. La sua specificità è il magistero del Pontefice. Si tratta di una realtà ampia e articolata, con quattro Facoltà (Teologia, Filosofia, Diritto canonico e Diritto civile) e due Istituti nella sede centrale, oltre a tre Istituti ad instar facultatis esterni: il Pontificio Istituto Patristico Augustinianum, la Pontificia Accademia Alfonsiana per la Teologia Morale e il Pontificio Istituto Claretianum di Teologia della Vita Consacrata. A questi si aggiungono ventotto Istituti associati in Europa, Asia e America.

Leone XIV si concentra sul modo di alimentare la riflessione sul deposito della fede nella complessità contemporanea. Ricorda che oggi si avverte un urgente bisogno di pensare la fede per declinarla negli scenari culturali attuali, ma anche per contrastare il rischio sempre più pervasivo del vuoto culturale. La Facoltà di Teologia, sottolinea, è chiamata a far emergere la bellezza e la credibilità della fede nei diversi contesti contemporanei, perché essa appaia come una proposta pienamente umana, capace di trasformare la vita dei singoli e delle società e di innescare cambiamenti profetici di fronte ai drammi e alle povertà del nostro tempo.

Dal Papa arriva anche un forte incoraggiamento allo studio rigoroso dei processi amministrativi, considerato un fronte delicato e urgente per la Chiesa. Parimenti decisivo è lo studio della filosofia, soprattutto alla luce dell’atteggiamento “rinunciatario” di parte del pensiero contemporaneo e delle nuove forme di razionalità legate al transumanesimo e al post-umanesimo.

L’auspicio di Leone XIV è che i cicli di studio su Scienze della Pace ed Ecologia e Ambiente, istituiti da Papa Francesco, assumano in futuro una caratterizzazione sempre più definita, nell’ottica di formare operatori di pace e di giustizia capaci di edificare il Regno di Dio. Chiede di potenziarli a livello inter- e transdisciplinare e, se necessario, di integrarli con ulteriori percorsi. Lo spirito è quello di superare ogni autoreferenzialità: contro il “virus dell’individualismo radicale” denunciato da Fratelli tutti, occorre coltivare la reciprocità, relazioni improntate alla gratuità ed esperienze che rafforzino la fraternità tra culture diverse. La Lateranense — ricca della presenza di studenti, docenti e personale provenienti dai cinque continenti — è, nelle sue parole, un microcosmo della Chiesa universale, chiamato a essere segno profetico di comunione.

Il Pontefice riconosce che il servizio accademico non gode sempre del dovuto apprezzamento, anche per radicati pregiudizi presenti nella stessa comunità ecclesiale. È diffusa la convinzione che esista uno scollamento tra studio e vita reale, o che la pratica pastorale sia più utile della preparazione teologica, biblica o giuridica. Il rischio, afferma Leone XIV, è cedere alla tentazione di semplificare questioni complesse per evitare la fatica del pensiero, scivolando così nella banalità, nell’approssimazione o nella rigidità. L’indagine scientifica e la ricerca sono invece necessarie. “Abbiamo bisogno di laici e preti preparati e competenti”, insiste il Papa, esortando a non abbassare la guardia sulla scientificità e a mantenere un costante confronto con le altre scienze, con la realtà e con i travagli della società.

L’invito del Pontefice è a frequentare quella “palestra del dialogo con il mondo, con la società, con le domande e le sfide di oggi” di cui scriveva il teologo Marcello Bordoni. Leone XIV desidera docenti preparati e studenti motivati, impegnati in un lavoro accademico aperto, in rete con altri centri di studio. Il fine del percorso educativo e accademico — conclude — deve essere formare persone capaci, nella logica della gratuità e nella passione per la verità e la giustizia, di diventare costruttori di un mondo nuovo, solidale e fraterno. L’Università deve diffondere questa cultura, diventando segno ed espressione della ricerca del bene comune.

Il rettore, monsignor Alfonso Vincenzo Amarante, raccoglie le parole del Papa a nome dell’intera Università. A pochi giorni dal Giubileo del mondo educativo, esse risuonano particolarmente opportune per formare pastori, teologi e giuristi capaci di testimoniare l’annuncio di Cristo nel mondo degli studi, della cultura e del lavoro. L’orizzonte, ribadisce, resta quello di una formazione integrale della persona, oltre ogni tentazione di individualismo.