ECONOMIA - 13 novembre 2025, 13:42

Il Paese dei meloni: L’Italia che non arriva a fine

Prezzi alimentari su del 25% in quattro anni, stipendi fermi e famiglie allo stremo. Nel Paese di Meloni il carrello pesa come un mutuo e la politica si rifugia negli slogan mentre la tavola si svuota

L’inflazione non molla e la spesa diventa un lusso. Con i prezzi alimentari saliti del 25% in quattro anni, le famiglie italiane arrancano. Nel “Paese di Meloni” si moltiplicano bonus e slogan, ma la tavola è sempre più vuota e la fiducia sempre più fragile.

C’è qualcosa di profondamente stonato nel Paese di Giorgia Meloni, dove la premier continua a parlare di “successi economici” mentre l’Istat registra dati da allarme rosso. L’aumento dei prezzi non è più un capitolo passeggero della crisi post-pandemia: è un macigno che pesa ogni giorno sulle spalle delle famiglie italiane.

Secondo gli ultimi aggiornamenti dell’Istat relativi a settembre 2025, rispetto al 2021 i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati in media del 24,9%, con un’impennata che non ha risparmiato nessuno. Nel giro di quattro anni, una spesa settimanale da 100 euro oggi ne costa quasi 125. E mentre il governo parla di “ottimismo e crescita”, milioni di famiglie fanno i conti con il carrello mezzo vuoto.

Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, non ha usato mezzi termini: “L’inflazione delle spese obbligate come quelle alimentari supera l’indice generale e i prezzi del cibo sono ormai alle stelle”. A ottobre, mentre l’inflazione generale scendeva, quella dei prodotti alimentari continuava a salire dello 0,2% mensile e del 2,7% su base annua. “Per mangiare e bere – ha aggiunto Dona – una coppia con due figli paga oggi 250 euro in più all’anno, una con un figlio 219, una famiglia media 173 euro”. Numeri che fotografano un Paese dove il pane costa di più e la politica vale di meno.

Il dettaglio dei rincari è persino surreale: cioccolato +10,2%, caffè +21,1%, uova +7,2%, burro +6,7%, carne bovina +7,9%, riso +4,6%. In un solo mese, il cioccolato è rincarato del 2,7% e i gelati del 2,6%. “Andare a fare la spesa è diventato un lusso”, conclude amaramente Dona.

Le cause? Una miscela micidiale. Le frizioni nelle filiere produttive, i disastri climatici che colpiscono i Paesi esportatori, il conflitto tra Russia e Ucraina che dal 2022 ha stravolto i costi energetici e i trasporti. Ma tutto ciò non basta a spiegare perché l’Italia, a differenza di altri Paesi europei, non riesca a proteggere i suoi cittadini dal caro-vita. La verità è che manca una politica economica strutturale, e il governo continua a vivere di spot e bonus estemporanei, mentre i salari restano fermi e il potere d’acquisto si sgretola.

In un’Italia che si proclama “sovrana”, la sovranità del carrello è ormai un miraggio. Le famiglie tagliano, rinunciano, si arrangiano. I consumi calano, la fiducia pure. E mentre Meloni esulta per qualche decimale di crescita, la realtà racconta un Paese dove il benessere è diventato una nostalgia e la povertà un’abitudine.

Un tempo si diceva “l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Oggi, sempre più spesso, sembra fondata sulla spesa a rate.

je.fe.