Giovedì 30 ottobre, la Valle d’Aosta ha vissuto un momento destinato a lasciare il segno nella memoria collettiva. Ad Aosta, infatti, è stato proclamato — seppur informalmente — il “Vaffa Day”, rievocando lo spirito delle piazze italiane animate da Beppe Grillo negli anni d’oro del Movimento 5 Stelle. Ma questa volta, il grido non è partito da un comizio, bensì dalla reazione popolare a una decisione del sindaco Rocco e della sua maggioranza: l’aumento degli stipendi dei consiglieri comunali.
Una scelta che ha fatto da detonatore. In pochi minuti, il discorso del sindaco ha risvegliato un’ondata di indignazione trasversale, capace di unire cittadini di destra e sinistra in un unico, fragoroso “Vaffa!” contro i privilegi della politica. Un gesto che ha riacceso il populismo sopito, riportando alla ribalta temi come moralità, onestà e servizio alla collettività.
La miccia accesa da Palazzo, in un contesto politico regionale che appariva assopito e distante, ha permesso al sindaco Rocco — forse involontariamente — di riattivare le coscienze. La sua dichiarazione, pronunciata durante la prima seduta del consiglio, ha scatenato un’ondata di sdegno che, per ora, si è riversata soprattutto sulle piazze virtuali: social network, gruppi Facebook e commenti sui giornali online locali.
E non si tratta solo di critiche da parte dell’opposizione. Molti cittadini che avevano sostenuto Rocco alle urne hanno espresso pubblicamente il loro pentimento. Il “virus dell’onestà”, come lo chiamavano i “grillini”, sembra essere tornato a circolare con forza, contagiando anche chi fino a ieri lo derideva.
La destra cavalca l’indignazione: curiosamente, infatti, questa volta non è la sinistra a guidare la protesta contro i privilegi, ma la destra. I più feroci attacchi contro l’aumento dei compensi arrivano proprio da esponenti del centrodestra, che definiscono la decisione “scellerata” e “ingiusta nei confronti dei cittadini”. Alcuni consiglieri hanno già annunciato che devolveranno l’aumento in beneficenza, nel tentativo di prendere le distanze da una scelta che rischia di erodere la fiducia dell’elettorato.
Il risveglio del buon senso al di là delle appartenenze politiche: ciò che emerge è un sentimento comune, il rifiuto dei privilegi e l’esigenza di una politica sobria, al servizio del cittadino. Le proteste non arrivano solo dagli attivisti, ma da pensionati, casalinghe, giovani disoccupati, anziani soli e lavoratori che faticano ad arrivare a fine mese. È il buon senso a parlare, non l’ideologia.
Il sindaco Rocco ha dichiarato che “la politica ha un costo” e che “va pagata per funzionare”. Ma si dimentica, forse, che nessuno ha obbligato i consiglieri a candidarsi: è una scelta libera, che dovrebbe essere mossa dal desiderio di servire la collettività. Come diceva Cicerone, “non vi è nulla di più nobile che servire il bene comune”.
Molti consiglieri che hanno votato a favore dell’aumento oggi si ritrovano a fare i conti con la perdita di stima da parte dei cittadini. Per anni, concetti come onestà, dignità e moralità politica sono stati derisi. Eppure, proprio ora, tornano a essere centrali nel dibattito pubblico.
Il sindaco Rocco, forse senza volerlo, ha risvegliato quei valori che sembravano sepolti sotto la coltre dell’indifferenza. Ha fatto gridare, da destra a sinistra, “basta privilegi, basta abusi”. I cittadini chiedono una politica onesta, fatta di servizio e non di arroganza. E quel grido, partito dalle piazze virtuali, potrebbe presto risuonare anche nei corridoi del potere.