Le bilance di Dio non sono tarate sul male, ma sulla bontà; non pesano tutta la nostra vita, ma solo la parte buona. E così anch'io mi prenderò cura di un fratello, lo terrò al sicuro al riparo del mio cuore.
Una scena potente, drammatica, detta del “giudizio universale”, ma che in realtà è lo svelamento della verità sulla vita, su ciò che rimane quando non rimane più niente: l'amore.
Il vangelo mette in scena una domanda antica quanto l'uomo: cosa hai fatto di tuo fratello? La Parola di Gesù offre in risposta sei opere ordinarie, poi apre una feritoia straordinaria: ciò che avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me! Gesù stabilisce un legame così stretto tra sé e gli uomini, da giungere a identificarsi con loro: l'avete fatto a me! Il povero è come Dio, è corpo e carne di Dio. Il cielo dove il Padre abita sono i suoi figli.
E capisco che a Dio manca qualcosa: all'amore manca di essere amato. È lì nell'ultimo della fila, mendicante di pane, di casa, di affetto: i suoi piccoli li vuole tutti dissetati, saziati, vestiti, guariti, consolati. E finché uno solo sarà sofferente, lo sarà anche lui.
Davanti a questo Dio resto incantato, con lui mi sento al sicuro. E così farò anch'io, mi prenderò cura di un fratello, lo terrò al sicuro al riparo del mio cuore.
Mi è d'immenso conforto sentire che l'argomento ultimo e decisivo non sarà il male che abbiamo commesso, ma il bene; lo sguardo del Signore non si posa su peccati, debolezze o difetti, ma sui gesti buoni, sulle briciole di gentilezza, sui bicchieri d'acqua donati.
Le bilance di Dio non sono tarate sul male, ma sulla bontà; non pesano tutta la nostra vita, ma solo la parte buona della nostra storia.
In principio e nel profondo, alla fine di tutto non è il male che revoca il bene che hai fatto, è invece il bene che revoca, annulla, sovrasta il male della tua vita. Sulle bilance del Signore una spiga di buon grano pesa più di tutta la zizzania del campo.
Gesù mostra così che il “giudizio” è divinamente truccato, è chiaramente parziale, perché sono ammesse sole le prove a discarico. Alla sera della vita saremo giudicati sull'amore (Giovanni della Croce), non su colpe o pratiche religiose, ma sul laico, umanissimo addossarci il dolore dell'uomo.
La via cristiana non si riduce però a compiere delle buone azioni, deve restare scandalosa, deve stagliarsi sull'orizzonte della storia, andare controcorrente, essere provocatoria nel riaffermare che il povero è il cielo di Dio! Di un Dio innamorato che canta per ogni figlio il canto esultante di Adamo per la sua donna: “Veramente tu sei carne della mia carne, respiro del mio respiro, corpo del mio corpo”.
Poi ci sono anche quelli mandati via. La loro colpa? Hanno scelto la lontananza: lontano da me, voi che siete stati lontani dai fratelli. Non hanno fatto del male ai poveri, non li hanno umiliati o derisi, semplicemente non hanno fatto niente per loro. Omissione di fraternità. Indifferenza. Distanza. Glaciazione delle relazioni.
Al contrario il vangelo traccia la strada buona: tu ti prenderai cura! Metterai cuore e mani sulla fame e sulla sete, sul dolore e sul naufragio di qualcuno. Senza, non c'è paradiso.