INTEGRAZIONE E SOLIDARIETÀ - 01 novembre 2025, 09:48

Non toglieteci anche Opzione Donna! Difendiamo dignità e pensione delle donne

Mentre la premier si lamenta di dover portare la figlia in missione, il suo governo prepara l’ennesimo schiaffo alle lavoratrici: tagliare o svuotare Opzione Donna, l’unico strumento che riconosce la fatica invisibile delle donne italiane

È quasi ironico — se non fosse tragico — che a guidare il governo sia una donna che parla pubblicamente delle difficoltà di conciliare maternità e incarichi istituzionali, e che nello stesso tempo permetta che si metta mano proprio a Opzione Donna, l’unica misura che riconosce quella stessa fatica.

Non si può fare la vittima di un sistema che costringe le madri a sacrificarsi, e poi perpetuare quello stesso sistema penalizzando milioni di lavoratrici che da decenni reggono sulle spalle il Paese.

Perché parliamoci chiaro: Opzione Donna non è un privilegio, ma un atto di giustizia.
È la possibilità per chi ha già dato tutto — in ufficio, in fabbrica, negli ospedali, a casa — di decidere quando smettere, senza sentirsi in colpa e senza essere colpita da nuove penalizzazioni.

E invece no. Si taglia, si restringe, si rinvia. Sempre a scapito delle stesse.
Quelle che hanno cresciuto figli, curato genitori, aiutato nipoti, lavorato con turni infiniti e stipendi più bassi. Quelle che hanno tenuto insieme le famiglie e che adesso si sentono dire che devono restare al lavoro fino a 67 anni.

Un paradosso crudele, soprattutto in un Paese che a parole sventola la bandiera della parità di genere, ma nei fatti:

paga ancora le donne meno degli uomini;

penalizza chi si ferma per una maternità;

e ora vuole negare anche il diritto a una pensione dignitosa.

Le 1.570 firme raccolte da Maria Emilia Marsaglia attraverso Change.org sono la voce di un’Italia che non si rassegna. E dovremmo diventare molti di più: arrivare a 2.500, 5.000, 10.000.
Perché se si toglie alle donne la possibilità di scegliere, non si colpisce solo loro, ma tutto il tessuto sociale.
Le nonne che accudiscono i nipoti permettono alle figlie di lavorare; se restano obbligate dietro una scrivania o in corsia, il sistema si inceppa.

Questo governo — guidato da una donna che dovrebbe capirlo meglio di chiunque altro — ha ancora il tempo di fermarsi e ascoltare.
Non servono proclami o lacrime in pubblico: servono atti concreti di rispetto e coerenza.

Difendere Opzione Donna significa difendere la dignità del lavoro femminile, la libertà di scelta, la giustizia sociale.
E sì, anche un’idea più vera di parità.

Perché ora tocca ai nostri rappresentanti valdostani dimostrare da che parte stanno.
Il deputato Franco Manes faccia sentire la voce dell’autonomia anche su questo tema, difendendo le donne che lavorano nelle nostre valli.
E la senatrice Nicoletta Spelgatti, che è donna e sostiene il governo Meloni, ha il dovere morale — prima ancora che politico — di farsi portavoce di questa battaglia.
Non basta sventolare la bandiera del cambiamento: serve avere il coraggio di opporsi quando quel cambiamento calpesta la dignità delle donne.

je.fe.