Il nuovo Consiglio comunale ha detto sì agli indirizzi generali di governo 2025-2030 del sindaco Raffaele Rocco, con 20 voti favorevoli, 8 contrari e un’astensione. La maggioranza sembra compatta, ma già dalle prime battute dell’intervento del sindaco emergono contraddizioni sottili quanto taglienti: parola d’ordine, ascolto; realtà, cantieri e fondi europei da intercettare in tempi rapidissimi.
«Il margine esiguo non ci dice che una parte della città ha vinto e l'altra ha perso. Ci dice che la città è divisa e ci chiede di essere l'Amministrazione che unisce», ha sottolineato Rocco. Una premessa condivisibile, certo, peccato che subito dopo prometta un’esecuzione simultanea di cantieri, tavoli multilivello, cruscotti digitali e Consigli di Quartiere. È come dire “ascolteremo tutti” mentre si accelera sulle asfaltature: una promessa di dialogo intrappolata tra slogan e urgenze concrete.
Trasparenza e partecipazione sono i pilastri del suo programma, con tanto di progetto Aosta Aperta e Trasparente e cruscotto digitale per monitorare ogni passo. Tuttavia, se l’intento è nobile, la realtà amministrativa spesso procede più lenta del beep del POS al bar. Chi ha visto il funzionamento dei processi comunali sa che il rischio è che “trasparenza” diventi una parola sul manifesto e non un cruscotto reale.
«Non promettiamo di fare tutto subito», ha ammesso il sindaco, con la sincerità che merita una lode. Ma subito dopo ha elencato un piano che, se attuato realmente nei tempi dichiarati, richiederebbe una squadra più vicina a supereroi che a burocrati municipali. Qui nasce la prima stilettata: promesse di cantieri in 30 giorni e grandi strategie parallele sembrano già una corsa ad ostacoli tra teoria e pratica.
Tra le priorità concrete spicca la riorganizzazione della macchina amministrativa e l’apertura dei cantieri strategici. «Qualcuno dirà che questi sono processi, che è fumo, che i cittadini vogliono i cantieri. È vero», ammette il sindaco. Ed è vero anche che questo fumo rischia di coprire la visione, se il cantiere rimane sulla carta e non in strada.
Su inclusione e sostenibilità, Rocco segna qualche punto in positivo: accessibilità universale, stop al consumo di suolo, rigenerazione urbana. «Non promettiamo astrazioni: vogliamo essere la casa di tutti i suoi abitanti», dice il sindaco, e qui la condivisione è totale. È l’unico momento in cui le parole coincidono con un obiettivo concreto e immediatamente tangibile per i cittadini.
Sul coordinamento multilivello, la promessa è di parlare “con una voce sola” alla Regione, ai comuni della Plaine e all’Europa. Bello in teoria, complesso in pratica. Il rischio è che la città resti spettatrice di un balletto di protocolli e tavoli che, mentre si moltiplicano, rallentano ciò che il cittadino vuole vedere subito: sicurezza, manutenzione, decoro.
E i Consigli di Quartiere? Dovevano essere la prima antenna dell’amministrazione, strumenti di co-progettazione reale. Nel discorso del sindaco, però, la musica è chiara: “Non saranno organi di facciata”. Promessa forte, ma l’esperienza insegna che tra l’idea e l’implementazione c’è spesso un mare di ritardi, riunioni e discussioni che rischiano di far dimenticare il cittadino.
In definitiva, il documento di Rocco è un quadro ambizioso, ricco di buone intenzioni e tecnicismi, che alterna trasparenza e partecipazione a promesse di cantieri e grandi fondi europei. Il punto è uno solo: tra parole e realtà c’è un abisso che solo l’attuazione riuscirà a colmare. L’orizzonte è chiaro, ma il percorso sarà tutto in salita.
Come osservazione personale, la strategia del sindaco appare convincente sulla carta, ma la sfida sarà far coesistere governo del quotidiano e visione strategica, senza che i cittadini percepiscano un divario tra discorso e concretezza. La palla ora passa alla Giunta e ai cittadini: chi saprà tradurre le parole in fatti, e chi resterà intrappolato tra i cruscotti digitali e le burocrazie del palazzo.