Aosta – Una rivoluzione silenziosa si prepara nel mondo della giustizia civile. Il disegno di legge 978, approvato dalla Commissione Giustizia del Senato, introduce un meccanismo innovativo che promette di ridurre i tempi del recupero crediti, ma che al tempo stesso solleva forti dubbi sulla tutela dei diritti dei debitori, soprattutto di chi vive situazioni di fragilità economica o personale.
Per comprendere la portata del cambiamento occorre ricordare come funziona oggi il sistema. L’attuale procedura di recupero crediti – il cosiddetto procedimento monitorio – si basa su un impianto giuridico consolidato da decenni. Il creditore, assistito dal proprio avvocato, presenta un ricorso formale a un giudice civile (togado o onorario).
Secondo l’articolo 633 del codice di procedura civile, il magistrato deve verificare l’esistenza dei presupposti legali per emettere il decreto ingiuntivo, valutando la presenza di prove documentali che attestino il credito. Solo dopo questo controllo, il giudice può ordinare al debitore di pagare entro un termine stabilito.
Si tratta di un passaggio rapido, ma essenziale: “Quel filtro rappresenta una garanzia di terzietà e correttezza procedurale”, come evidenziato anche nella relazione tecnica che accompagna il Ddl. In pratica, il giudice costituisce una barriera minima ma fondamentale contro possibili abusi o errori.
La riforma elimina questo passaggio. Il Ddl 978 attribuisce direttamente al legale del creditore la facoltà di notificare un atto di intimazione ad adempiere al debitore, senza l’intervento preventivo del magistrato.
Non si tratta più di un semplice sollecito di pagamento, ma di un atto che – trascorsi quaranta giorni senza opposizione – assume efficacia esecutiva piena, consentendo il pignoramento o altre azioni forzate.
Una semplificazione drastica che, secondo i promotori, mira a “snellire i tempi della giustizia” e a “ridurre il carico dei tribunali”. Tuttavia, sul fronte dei diritti civili, le preoccupazioni non mancano.
Da Federconsumatori Valle d’Aosta – APS arriva un commento prudente ma fermo:
“Da un lato il Ddl 978 promette di ridurre i tempi del recupero crediti e alleggerire il carico dei tribunali, ma dall’altro solleva forti perplessità sul piano delle garanzie per il debitore, che moltissime volte è soggetto debole, segnato da percorsi lavorativi o di vita negativi”.
Un allarme che invita alla cautela: velocizzare non deve significare rinunciare al principio di equità.
Il rischio, avvertono le associazioni dei consumatori, è che il nuovo meccanismo finisca per accentuare lo squilibrio tra creditore e debitore, trasformando un diritto sacrosanto – quello alla riscossione – in un potenziale terreno di abuso.