È cominciato il secondo giro di consultazioni in casa Union Valdôtaine e, come in ogni pièce che si rispetti, non manca il colpo di scena quotidiano. Il presidente incaricato Renzo Testolin, fresco di mandato del Conseil fédéral, ha aperto le porte del suo ufficio a partiti e movimenti, cercando di mettere insieme i pezzi di un puzzle che – a guardarlo da fuori – somiglia sempre più a un mosaico di ambizioni.
Tra i primi a presentarsi, con passo deciso e tono sereno, la delegazione di Forza Italia guidata da Emily Rini, che ha preferito mettere da parte le schermaglie da post-voto per concentrarsi sui contenuti. “Un secondo incontro interlocutorio – ha spiegato – ma siamo soddisfatti di una cosa: si è parlato di temi. È un approccio serio, che abbiamo apprezzato”. E non è un dettaglio da poco, in tempi in cui ogni parola pesa come un seggio.
Rini ha messo sul tavolo trasporti, sanità, concessioni idroelettriche e riforme istituzionali, ricordando che “sono gli impegni presi con i valdostani, non con l’Union”. Tradotto: Forza Italia non si presenta con il cappello in mano, ma con un programma coerente e un atteggiamento pragmatico, consapevole che la stabilità – in Valle come altrove – passa da un equilibrio politico più che da una sommatoria aritmetica.
Sul fronte opposto, la destra “tricolore” sembra uscita da una seduta di autocoscienza collettiva. Fratelli d’Italia, per bocca di Alberto Zucchi, ha rispolverato la retorica dell’unità del centrodestra, salvo precisare che “noi non abbiamo nessun tipo di problema a stare all’opposizione, se i programmi non coincidono”. Insomma: fratelli sì, ma fino a un certo punto. Zucchi elenca i temi cari al suo partito – sanità territoriale, ferrovia leggera, Casinò privatizzato – tutti perfettamente “compatibili”, certo, ma sempre con il retrogusto di chi deve giustificare un risultato elettorale che non ha reso quanto promesso.
E poi c’è la Lega Vallée d’Aoste, quella che dopo la “batosta” delle urne cerca di mostrare serenità e disponibilità, ma con il sorriso un po’ tirato. Marialice Boldi parla di “maggioranza larga”, di “identità valdostana” e di “collaborazione con Salvini sui trafori”, ma in realtà sembra più concentrata a ritrovare un ruolo che a cercare un’alleanza. In fondo, quando si passa dal primo partito del centrodestra a comparsa marginale nelle consultazioni, il colpo si sente anche nei toni. “La base non sarà contentissima”, ammette con un candore quasi commovente.
Nel frattempo, gli autonomisti di centro – Pour l’Autonomie e Stella Alpina – giocano la carta della sobrietà. “Se l’Union propone una maggioranza a 19, nulla osta”, spiega Aldo Di Marco. E Ronny Borbey rincara: “Il successo delle forze autonomiste va riconosciuto”. Traduzione libera: chi ha vinto guidi, chi ha perso collabori, ma senza pretendere la cabina di pilotaggio.
E mentre il Partito Democratico mantiene il suo profilo istituzionale – “un incontro positivo”, dice il segretario Luca Tonino, convinto che “la prospettiva resti quella di un progetto autonomista e progressista” – il presidente incaricato Testolin prende tempo: “I tempi sono stretti”, ammette, quasi a voler far capire che la fretta non serve se l’obiettivo è una maggioranza stabile, non improvvisata.
Nel frattempo, fuori dalla porta del Mouvement, i partiti fanno la fila come al mercato politico delle opportunità. Tutti, più o meno, si dicono “disponibili a collaborare”, ma la disponibilità sembra avere mille gradazioni, dal “volentieri” al “vediamo cosa ci offrono”.
Eppure, in mezzo a questo carosello di buone intenzioni e sorrisi calibrati, la figura di Emily Rini spicca per tono e sostanza. Parla di temi, non di incarichi. Parla ai valdostani, non agli altri partiti. E nel farlo, finisce – con una naturalezza disarmante – per occupare quello spazio di equilibrio che oggi manca a una destra divisa tra chi cerca di “lucrare” sul risultato e chi si lecca ancora le ferite.
Alla fine, la sensazione è che il vero asse politico della prossima giunta passerà da lì: dal dialogo tra l’Union e le forze del centro autonomista, con qualche innesto ragionato. Gli altri, per ora, restano alla finestra, pronti ad applaudire chi salirà sul balcone del potere.