L’Italia continua a perdere figli, futuro e fiducia. Secondo i nuovi dati diffusi dall’Istat, nei primi sette mesi del 2025 le nascite nel Paese sono scese a meno di 198 mila, con un calo del 6,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È il punto più basso da quando esistono le statistiche: un Paese che si svuota lentamente, tra culle vuote e scuole che chiudono.
Eppure, in questo panorama desolante, la Valle d’Aosta regala un piccolo raggio di luce. Nella nostra regione, tra gennaio e luglio 2025, i nuovi nati sono stati 401, contro i 380 dello stesso periodo del 2024: un aumento del 5,5%. Pochi numeri in valore assoluto, certo, ma in percentuale è la crescita più alta d’Italia. Un dato che sorprende e che fa riflettere.
Negli anni scorsi anche la Valle aveva sofferto: nel 2024 il calo era stato netto, oltre il 7%. Ma oggi, invertire la rotta, anche solo di poco, ha un valore simbolico. Significa che qualcosa, qui, funziona. Forse è la dimensione del territorio, dove i servizi sono più vicini e le relazioni più dirette. Forse la qualità della vita, con spazi più umani e un ambiente che invita a fermarsi invece che a scappare.
C’è chi parla di “miracolo della montagna”, ma la spiegazione potrebbe essere più concreta: il sistema di welfare locale sembra reggere meglio, e la presenza di strutture come il centro pubblico di procreazione assistita di Aosta attira anche coppie da fuori regione. In un contesto così piccolo, bastano poche decine di nascite in più per far segnare un aumento significativo — ma resta il fatto che l’inversione c’è, ed è reale.
Naturalmente, non bisogna farsi illusioni. Il tasso di fecondità in Valle d’Aosta resta basso — circa 1,15 figli per donna — ben lontano da quel 2,1 necessario per il ricambio generazionale. Ma il segnale è chiaro: se si creano condizioni favorevoli, le famiglie rispondono.
Ora la sfida è tutta politica. La Regione può giocare un ruolo decisivo nel consolidare questa ripresa: più sostegni concreti alla genitorialità, case accessibili per giovani coppie, servizi all’infanzia diffusi anche nei piccoli comuni, politiche abitative intelligenti e un lavoro stabile che consenta di guardare al futuro con fiducia.
La Valle d’Aosta, con la sua autonomia e le sue risorse, può davvero diventare un laboratorio di rinascita demografica. Ma serve visione, serve continuità. Non bastano i bonus una tantum: bisogna costruire una comunità che accolga e accompagni chi sceglie di mettere al mondo un figlio.
In un’Italia che invecchia, la nostra regione potrebbe essere il luogo dove la curva si piega di nuovo verso la vita. Un piccolo segnale, ma carico di significato. Perché, in fondo, anche le montagne insegnano che ogni scalata comincia con un passo. E questo +5,5% è proprio quel primo passo.