Le Messager Campagnard - 16 ottobre 2025, 13:27

Estrema d’Alpeggio, il formaggio che racconta i pascoli valdostani

Dal cuore delle montagne, un riconoscimento Slow Food celebra l’eccellenza casearia e l’allevamento bovino di alta quota: tradizione, biodiversità e sostenibilità diventano protagonisti

Donato Petitjacques

Tra i silenzi dei pascoli alpini, il profumo dell’erba fresca e il suono dei campanacci, nasce un prodotto che porta con sé la storia della Valle d’Aosta: Estrema d’Alpeggio Valle d’Aosta è il primo formaggio valdostano ad entrare nel Presidio Slow Food “Prati stabili e Pascoli”, un riconoscimento che celebra non solo il gusto, ma la cultura casearia e l’impegno dei produttori per la tutela dei pascoli d’alta quota.

Prodotto esclusivamente con latte crudo proveniente da mucche che pascolano tra i 2.000 e i 2.700 metri di altitudine, Estrema d’Alpeggio è frutto del lavoro quotidiano di aziende come quelle di Julien Praz, Marco Marinod e Donato Petitjacques, sotto la guida dell’associazione ARPAV.
Ogni forma è stagionata per 120 giorni, senza alcuna integrazione alimentare, per custodire intatta la ricchezza dei prati alpini.

«Questo riconoscimento non è solo un traguardo per la nostra comunità di produttori, ma un segnale forte a favore della diversità alimentare e del valore culturale dei formaggi a latte crudo – spiega Andrea Menegazzi, responsabile del progetto Estrema d’Alpeggio – Vogliamo continuare a portare avanti questa tradizione con responsabilità, trasparenza e rispetto per chi sceglie i nostri prodotti. Con Slow Food siamo già al lavoro per la finalizzazione del presidio totalmente dedicato ad Estrema d’Alpeggio Valle d’Aosta.»

L’ingresso nel presidio conferma l’impegno dei produttori nel preservare i pascoli, garantire il benessere animale e mantenere vive le pratiche tradizionali, un patrimonio gastronomico che rischierebbe di scomparire di fronte alle produzioni industriali.
Estrema d’Alpeggio diventa così ambasciatore di un modello agricolo sostenibile, che coniuga qualità, sicurezza alimentare e memoria storica.

Tra montagne e alpeggi, il formaggio racconta la Valle: ogni morso è un viaggio tra erbe alpine, mani esperte e sapori che parlano di identità, resilienza e passione. «In ogni forma c’è la storia del nostro territorio e dei nostri allevatori», aggiunge Menegazzi, e a guardare le montagne, tra il vento e il silenzio dei pascoli, è impossibile non credergli.

pi.mi.