Salute in Valle d'Aosta - 15 ottobre 2025, 10:44

Il Rapporto Gimbe 8° e la Valle d’Aosta: quando il SSN arranca, il privato rischia di diventare l’unica alternativa

Il Rapporto Gimbe 2025 fotografа un’Italia della sanità in affanno: 13,1 miliardi “dimenticati”, 41,3 miliardi caricati sulle famiglie, un italiano su dieci che rinuncia alle cure. In Valle d’Aosta il quadro non è esente da ombre: performance sotto le aspettative sui LEA, una mobilità sanitaria crescente verso il privato e segnali contrastanti sull’efficienza territoriale. Un’analisi critica per riflettere su cosa rischiamo — e su cosa possiamo ancora salvare

Il 8° Rapporto sulla sanità italiana, curato dalla Fondazione GIMBE, lancia un grido d’allarme già nelle prime pagine: «lenta agonia del Servizio Sanitario Nazionale, che spiana la strada al privato». È una diagnosi che non si limita a una dichiarazione retorica, ma che si regge su cifre pesanti: negli ultimi tre anni, sostiene il rapporto, la sanità pubblica ha subito un «definanziamento occulto» di 13,1 miliardi pur con aumenti nominali del Fondo Sanitario Nazionale.

L’effetto più grave è forse questo: le famiglie italiane si accollano oggi 41,3 miliardi di spesa sanitaria privata, mentre un italiano su 10 dichiara di aver rinunciato a cure per motivi economici. 
È un paradosso che rivela quanto il sistema pubblico, pur presente, non sia più sufficientemente accessibile, e apre spazi per operatori privati — anche per chi non potrebbe permetterseli. Il Rapporto sottolinea anche che l’Italia, nonostante sia al secondo posto in Europa per numero di medici, è in fondo alla classifica per infermieri: un’incapacità strutturale nel garantire un equilibrio fra professioni sanitarie fondamentali. 

Un capitolo importante è quello del PNRR Salute. Il documento evidenzia gravi ritardi nell’attuazione: ad oggi solo il 4,4% delle Case della Comunità è pienamente attivo con tutti i servizi previsti, e molte strutture pensate restano in attesa. 

Di fronte a un’analisi nazionale così drammatica, che posto ha la Valle d’Aosta? I dati mostrano che la Petite non è immune ai problemi, e anzi, in alcuni ambiti paga un prezzo alto.

Nel 2023, la Valle d’Aosta ha ottenuto un FSN pro capite di € 2.121, con un incremento di 56 euro rispetto all’anno precedente ma ancora sotto la media nazionale, che a sua volta cresceva di 71 euro.
Nel 2024, invece, la regione sale a € 2.212 pro capite, superando lievemente la media nazionale di 2.181. Un segno che, almeno sul fronte dei finanziamenti, la Valle d’Aosta riesce a difendersi meglio che altrove. 

Nel 2024, l’8,4% dei valdostani (circa 10.300 persone) dichiara di aver rinunciato a prestazioni sanitarie – un dato non lontano dalla media nazionale del 9,9%. In un anno l’aumento è stato di 2,1 punti percentuali.
È un segnale che non si può ignorare: persino in una regione piccola e (in teoria) ben servita, la capacità del sistema pubblico di raggiungere tutti è messa in crisi.

Personale sanitario
Qui, paradossalmente, la Valle d’Aosta mostra punti di forza notevoli:

Nel 2023, si registrano 17,7 unità di personale sanitario per mille abitanti (media nazionale 11,9), che colloca la regione come la più “densamente servita” in Italia. 

Medici dipendenti: 2,42 per mille (contro media italiana 1,85) → la regione è seconda fra tutte. 

Infermieri dipendenti: 5,08 per mille, appena sopra la media nazionale di 4,7. 

Tuttavia, il rapporto medici/infermieri è pari a 2,1 (contro la media nazionale di 2,54): troppi medici rispetto al personale infermieristico. 

Questo squilibrio è importante: avere tanti medici senza un adeguato supporto infermieristico limita l’efficacia delle cure, la continuità assistenziale e la sostenibilità del servizio.

Sul fronte dei LEA, la performance valdostana è stata duramente criticata da Gimbe. Con un punteggio di 165 su 300, la regione risulta ultima fra regioni e province autonome

Nell’analisi del Nuovo Sistema di Garanzia (NSG), la Valle d’Aosta ha risultato inadempiente in due delle tre macro-aree monitorate: assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera
In dettaglio:

Prevenzione: 9° posto

Distretto: 21°

Ospedaliero: 21° 

Questo dato è particolarmente grave: significa che servizi territoriali e ospedalieri non sono all’altezza dei requisiti attesi. Anche se la regione ha guadagnato 13 punti rispetto al 2022, rimane ben lontana dalla sufficienza. 

Mobilità sanitaria e privato accreditato
La mobilità sanitaria valdostana registra un saldo negativo in regioni interne: nel 2022 i debiti verso strutture esterne ammontano a € 27,43 milioni contro crediti di € 15,49 milioni, con un deficit di € 11,9 milioni
Le strutture private accreditate erogano circa il 16,9% del valore totale della mobilità sanitaria attiva regionale (media Italia ~54,4%) — un indice che indica una capacità limitata del settore privato nella regione rispetto ad altre. 

Medici di Medicina Generale e Pediatri
Nella Valle d’Aosta, si registrano alcune criticità anche qui:

Il massimale di 1.500 assistiti per medico è superato nel 61,1% dei casi (media nazionale 51,7%). 

Gli assistiti per MMG medi sono 1.416 (contro la media nazionale di 1.374) 

Si stima una carenza di 14 medici di medicina generale nella regione al 1° gennaio 2024. 

Tra il 2019 e il 2023 i MMG in Valle d’Aosta sono diminuiti del 7,9% (la media nazionale è -12,7%) ssn.it+2

Per i pediatri di libera scelta, la regione ha uno “scostamento” rispetto al numero ideale: con 950 assistiti per pediatra (leggermente sopra la media nazionale di 900) e una carenza stimata di un pediatra. 

L’immagine che emerge per la Valle d’Aosta è quella di una regione “accidentalmente privilegiata” per densità di risorse umane, ma che paga caro i limiti strutturali. È come avere una forza lavoro sanitaria relativamente abbondante, ma senza l’“attrezzatura gestionale”, infrastrutturale e normativa per farla rendere al massimo.

La disponibilità di medici e personale sanitario è un asset che poche regioni possono vantare.

Il finanziamento pro capite è mediamente favorevole, soprattutto se rapportato alle dimensioni demografiche e territoriali.

La regione mantiene una mobilità privata relativamente contenuta (16,9%) rispetto alla media nazionale.

I miglioramenti nei LEA rispetto al 2022, pur modesti, mostrano che non tutto è immobile.

Il disallineamento fra medici e infermieri è pericoloso: senza un adeguato supporto infermieristico l’efficacia e la continuità delle cure diminuiscono.

I LEA sottoperformanti indicano che molti servizi essenziali non raggiungono i cittadini in modo uniforme.

La rinuncia alle cure, pur al di sotto del dato medio nazionale, in una regione piccola è un campanello d’allarme: anche dove la “vicinanza” dovrebbe essere a vantaggio del cittadino, la barriera economica è reale.

I debiti della mobilità sanitaria segnalano che i cittadini, pur pagando spesso con fondi pubblici, sono costretti a migrare verso l’esterno per curarsi.

La carenza di MMG e pediatri limita la medicina territoriale: un quadro che rischia di collassare con l’aumento della domanda (anziani, cronicità).

Infine, benché la Valle d’Aosta possa sembrare meno esposta al cedimento del SSN — per dimensioni, autonomia e strutture — non è immune al trend nazionale: se il sistema pubblico arretra, è il privato che avanza. E in regioni piccole come la nostra, quel “avanzare” può significare disuguaglianza anche dentro la montagna.

jean-paul savourel