Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) lancia un allarme chiaro: nel 2024 i reati contro i minori hanno superato la soglia dei 7.000 casi, secondo i dati diffusi dal Servizio Analisi Criminale e dalla Fondazione Terre des Hommes.
Un incremento che non riguarda solo le condotte criminali tradizionali, ma che evidenzia una frattura profonda nel tessuto educativo e sociale del Paese, con una preoccupante crescita dei reati digitali: pornografia minorile, adescamento online, detenzione di materiale pedopornografico. La rete, invece di essere spazio di conoscenza, si trasforma per molti giovani in una trappola di isolamento e sfruttamento, dove la violenza diventa invisibile ma pervasiva.
Per il prof. Romano Pesavento, presidente del CNDDU, la risposta deve partire dalla scuola: “L’unica strada percorribile è un patto educativo rinnovato, in cui la scuola assume un ruolo centrale nella costruzione di una cultura della legalità e della responsabilità digitale. L’educazione civica, se vissuta come esperienza concreta di diritti e doveri, può trasformarsi in uno strumento di prevenzione attiva”.
Il docente evidenzia la necessità di formare ogni insegnante a riconoscere i segnali di disagio e a intervenire con competenza, attraverso sportelli di ascolto, formazione permanente e collaborazione con i servizi sociali. “La scuola non può essere lasciata sola”, sottolinea Pesavento, “va sostenuta con risorse adeguate e con una rete stabile che coinvolga famiglie e istituzioni”.
Allarmante anche il dato di genere: l’88% delle violenze sessuali riguarda bambine e ragazze, un indicatore chiaro che la lotta alla violenza sui minori è anche una battaglia culturale contro stereotipi e modelli patriarcali ancora radicati.
Secondo il CNDDU, la cultura dei diritti umani deve diventare parte integrante di ogni curricolo scolastico: “I ragazzi devono apprendere non solo le regole, ma il valore profondo del rispetto, dell’empatia e della giustizia. Ogni aula può diventare il luogo in cui la violenza si disinnesca e la libertà inizia a essere compresa e difesa”, afferma Pesavento.
Il Coordinamento sollecita inoltre il Governo e il Parlamento a predisporre misure strutturali di prevenzione educativa, con un osservatorio nazionale sul disagio giovanile, investendo in orientamento psicologico, media education e formazione civica. Solo così, conclude il presidente del CNDDU, “si potrà invertire la rotta di una società che rischia di smarrire il senso stesso dell’infanzia. La conoscenza e la partecipazione sono la bussola etica per costruire una società più giusta e solidale”.