ATTUALITÀ - 08 ottobre 2025, 12:00

Verso il ballottagio Rocco-Gilardini

A pochi giorni dal voto per il Comune di Aosta, più che la politica, a preoccupare è la frattura sociale e culturale. Non è più questione di destra o sinistra, ma di incapacità di capire e di capire l’altro

Mancano pochi giorni e sapremo chi governerà la Capitale della Petite Patrie per i prossimi cinque anni. Che dire? Ovviamente, un in bocca al lupo a tutti i partecipanti. Credo che, a prescindere da chi vinca, ne avranno molto bisogno. Non tanto per problemi irrisolti, difficoltà economiche o mancanza di fondi, ma semplicemente perché oggi la società in cui viviamo si è divisa, spezzata.

Ma non come crediamo noi, tra destra e sinistra. No, si è spezzata nel senso sociale. Abbiamo deciso che, se non la pensi come noi, sei un nemico. Non un avversario politico, ma letteralmente un nemico. Per cui, anche se fai cose buone o intelligenti, non cambia la sostanza: tu sei il nemico, e sbagli. Punto.

In questi giorni ho passato un po' di tempo a leggere gli articoli dei giornali locali, e i vari commenti mi hanno, in alcuni casi, lasciato davvero perplesso. Due cose mi sono saltate all'occhio: una profonda mancanza di cultura, che porta molti a commentare con frasi fatte, prive di senso logico, buttate lì più per dire qualcosa che per partecipare a un confronto; e, in secondo luogo, una totale mancanza di empatia verso il prossimo. Un degrado, una volgarizzazione del dibattito. Lo vediamo anche nelle trasmissioni televisive, dove arroganza, cafoneria e turpiloquio la fanno da padroni. È un continuo trash, come dicono gli americani. Anche in Italia abbiamo sdoganato le trasmissioni spazzatura. Il vecchio modello di moderatore si è trasformato in sobillatore, istigatore. E credo che questa sia la cosa peggiore che vedo in questi ultimi tempi.

Come diceva Camilleri, moltissime persone oggi non riescono a capire e interpretare una frase, un concetto. L'analfabetismo funzionale è una condizione subdola e diffusa: riguarda persone che sanno leggere e scrivere, ma non riescono a comprendere, valutare e usare le informazioni scritte nella vita quotidiana. In Italia, quasi tre adulti su dieci ne sono affetti, e la nostra regione è tra le peggiori. Ho chiesto all'AI di darmi un'idea di cosa significhi davvero analfabetismo funzionale, e la risposta mi ha scioccato: non credevo fosse così radicato nella nostra società.

L'analfabetismo funzionale non è solo una questione scolastica: è una barriera invisibile alla cittadinanza attiva.

– Comprensione distorta del dibattito pubblico: chi fatica a interpretare testi complessi riduce la politica a slogan, semplificazioni o emozioni.

– Astensionismo e disimpegno: la difficoltà nel comprendere programmi, leggi o procedure scoraggia la partecipazione elettorale.

– Vulnerabilità alla propaganda: chi non analizza criticamente le fonti è più esposto a fake news, populismi e manipolazioni.

– Esclusione dai processi decisionali locali: bandi, regolamenti, assemblee pubbliche diventano inaccessibili se non tradotti in linguaggio chiaro.

Ecco, proprio per questi motivi credo che sempre più cittadini si siano allontanati dalla politica. Ma intendo la politica buona, quella basata sul rispetto, sul confronto che genera dibattiti costruttivi, che porta a confrontarsi su idee e progetti, e non in modo becero su accuse insensate o contrasti puramente ideologici, il più delle volte addirittura legati al passato storico di un partito.

Potrei sbagliarmi, ma credo che proprio per questi motivi ci sarà un dato comune alle elezioni calabresi: non supereremo il 50% di votanti. E non credo che sia per sfiducia nella politica. Credo che sia, molto banalmente, menefreghismo. L'analfabetismo funzionale, in fondo, è questo. Possiamo fare tutte le disquisizioni socio-politiche, dare la colpa a una politica distante dai cittadini, che pensa ai propri interessi e non si cura dei più deboli. Ma resta un dato di fatto: chi è seduto al governo gestisce il proprio elettorato a suo piacere e per tornaconto economico. E lo fanno, bene o male, tutti. Ormai l'onestà in politica è una chimera.

Chi non vota non lo fa per delusione. Lo fa perché è semplicemente pigro, senza alcuna voglia o interesse. Io li definisco "sbattiballe". Punto.

Vittore Lume-Rezoli