La Valle d’Aosta va al voto e porta con sé un messaggio che va ben oltre i confini alpini. Non si tratta solo di scegliere un nuovo Consiglio regionale, ma di affermare un modello: la montagna come priorità, i Comuni come forza, l’autonomia come metodo politico. A dirlo con chiarezza sono Jean Barocco, consigliere nazionale Uncem, e Marco Bussone, presidente Uncem nazionale, che nelle ultime ore hanno consegnato ai candidati e alle candidate valdostani un documento di analisi e proposte.
“Dalla Regione totalmente montana, verso il voto, arriva a tutto il Paese un impegno a rafforzare le politiche per la montagna, per gli Enti locali, per l'unità dei Comuni” – affermano Barocco e Bussone.
È un impegno che nasce da qui, ma che si rivolge all’Italia intera. La Valle d’Aosta è un laboratorio, dove la politica territoriale ha l’occasione di mostrarsi nuova e rigenerata, proprio come i due rappresentanti Uncem ricordano:
“I partiti della prima Repubblica dicevano che occorre, per non annullarsi nei giudizi, ‘vedersi nuovi’. Vale anche oggi nelle politiche territoriali valdostane, verso le urne” – sottolineano ancora Barocco e Bussone.
Parole che suonano come un richiamo forte a superare i vecchi rancori e a ricostruire legami tra amministrazioni, senza dispersioni. Qui la Valle d’Aosta ha una chance storica: dimostrare che l’autonomia non è un privilegio, ma un metodo capace di generare coesione, progettualità e lavoro condiviso.
Barocco e Bussone insistono su un punto decisivo: i Comuni devono smettere di ragionare come piccole isole separate e diventare un arcipelago unito, capace di fare squadra con il capoluogo e con l’intero sistema alpino.
“La Regione autonoma Valle d'Aosta ci insegna in NOI dei Comuni. Che devono ripensarsi in forma manageriale nel lavoro insieme, togliere vecchie incrostazioni, rancori, ruggini, impostare legami solidi e più forti. Uncem è al loro fianco” – ribadiscono Barocco e Bussone.
È un passaggio che ha una forza politica enorme: in un momento in cui i cittadini spesso diffidano delle istituzioni, la proposta è chiara, quasi provocatoria. Non servono divisioni di campanile, serve una visione collettiva, fondata su un “noi” che non è uno slogan, ma la condizione per sopravvivere e crescere in montagna.
Non manca, nel documento Uncem, il riferimento a Roma. La legge sulla montagna ha bisogno di risorse vere, non di enunciazioni astratte, e la Valle d’Aosta deve continuare a guidare la pressione politica.
“Uncem è al loro fianco, insieme con la Regione per nuove sfide aperte anche dalla legge sulla montagna per la quale è stato chiaro l'invito a Governo e Parlamento, partito proprio dalla Valle d'Aosta, ad aumentare notevolmente le risorse economiche disponibili. Uncem condivide” – dichiarano Barocco e Bussone.
Qui si tocca un nervo scoperto: la battaglia per la montagna non è soltanto una questione locale, ma nazionale. E Barocco e Bussone lo ricordano con lucidità, rilanciando la Valle d’Aosta come esempio di rinnovato protagonismo delle autonomie.
In fondo, la posta in gioco è proprio questa: unire i Comuni, rendere viva la montagna, fare dell’autonomia valdostana un faro per tutte le regioni alpine e appenniniche. Se la politica saprà cogliere l’appello di Barocco e Bussone, la Valle d’Aosta potrà davvero presentarsi alle urne non solo come Regione al voto, ma come Regione che indica al Paese una via nuova e coraggiosa.