ECONOMIA - 21 settembre 2025, 14:42

Assicurazione obbligatoria, stangata sulle imprese valdostane

Dal 2025 le aziende dovranno stipulare una polizza contro le calamità naturali. Una misura che sulla carta vuole proteggere il tessuto economico, ma che rischia di piegare le piccole imprese, costrette a scegliere se pagare l’assicurazione o investire in crescita, salari e innovazione. La politica regionale non può limitarsi al silenzio

Dal 2025 tutte le imprese italiane, comprese quelle valdostane, dovranno stipulare una polizza assicurativa obbligatoria contro i danni da calamità naturali. È scritto nero su bianco nella Legge di Bilancio 2024 e nel decreto interministeriale del 14 marzo 2025: non si scappa. Fabbricati, terreni, macchinari e persino i beni in locazione – se non già coperti – dovranno essere assicurati. Sono esclusi solo i veicoli iscritti al PRA, gli immobili abusivi e, per ora, le imprese agricole.

L’obiettivo dichiarato è nobile: rendere il sistema economico più resiliente di fronte a terremoti, frane, alluvioni. Ma dietro le buone intenzioni si nasconde un macigno che rischia di abbattersi soprattutto sulle piccole realtà. Bar, ristoranti, negozi, artigiani, microimprese di montagna: tutte dovranno trovare risorse aggiuntive per coprire i costi di una polizza che, in alcuni casi, potrebbe sfiorare migliaia di euro all’anno.

E non si tratta di un dettaglio secondario. Per un grande gruppo industriale la spesa è un capitolo di bilancio; per un piccolo laboratorio di falegnameria o per una microimpresa turistica, può significare rinunciare a rinnovare un macchinario, a tenere un giovane apprendista, perfino a programmare investimenti minimi per rimanere competitivi. L’alternativa è chiara: o si paga la polizza, o si resta esclusi da contributi e agevolazioni pubbliche.

Qui sta il nodo valdostano. In una regione fragile per definizione, dove i rischi naturali non mancano e il tessuto produttivo è composto in larghissima parte da piccole e piccolissime imprese, questa misura assume un peso doppio. La politica valdostana, quella che a parole difende le imprese locali come pilastro dell’autonomia, non può permettersi di far finta di nulla. Servono scelte concrete: fondi di sostegno regionali per coprire almeno in parte i costi delle polizze, strumenti consortili per ridurre i premi assicurativi, una voce forte a Roma per chiedere maggiore chiarezza e gradualità.

Oggi le aziende si trovano davanti a un bivio: pagare l’assicurazione e tagliare altrove, o rischiare di essere escluse dalle misure di sostegno quando la calamità colpirà davvero. È un paradosso che grida vendetta. Chi ha costruito la propria impresa con fatica e sacrificio si sente ora stretto in una morsa normativa che protegge, sì, ma toglie fiato.

La politica regionale dovrebbe essere il primo scudo. Perché se l’autonomia ha un senso, è proprio nel dare risposte a chi produce lavoro e ricchezza in Valle. Altrimenti resterà soltanto lo slogan.

j-p.sa.