Angoli di magia in perfetto connubio tra natura e relax. Il Lago di Orfù, conosciuto anche come Lago del Gad, era un piccolo angolo incantato grazie alle sue meravigliose acque cangianti, un’ottima meta per trascorrere una giornata lontani dal caos della città, a contatto con la natura e la sua bellezza. Ma da venerdì 22 agosto di quest’anno, l’accesso alle ricettività interne è stato interdetto, misura che resterà in vigore fino a nuova comunicazione.
Questa decisione si è resa necessaria soprattutto per motivi legati alla sicurezza pubblica. La zona, infatti, è classificata a elevata pericolosità geomorfologica e soggetta a fenomeni di attività torrentizia.
Il lago si trova in Piemonte, nell’alta Valle di Susa, a 1.068 metri di altitudine. Si raggiunge in poco più di un’ora da Torino, uscendo dall’autostrada A32 a Oulx Est. Dopo l’uscita, dirigersi verso la frazione Gad di Oulx e seguire le indicazioni locali per il lago imboccando una strada sterrata, a pochi metri sulla sinistra, alle porte del Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand.
All’interno dell’area si trova un recinto faunistico costruito per salvaguardare la salute dei cervi. Qui vengono recuperati e assistiti gli esemplari a rischio o bisognosi di cure, mentre per i capi sani all’esterno è presente già una riserva protetta, dove la caccia è vietata, come in tutte le aree del parco, in ottemperanza alla normativa nazionale e regionale.
Il lago
Il giro del lago, percorribile in circa 45 minuti, è adatto alle famiglie e anche alle persone con disabilità. È ancora possibile percorrere i sentieri che cingono il lago, anche se l’accesso alle sponde è interdetto. La chiusura delle ricettività interne ne limita la fruizione completa, ma la passeggiata lungo il perimetro resta piacevole e suggestiva.
L’origine del Lago di Orfù è curiosa: si tratta di uno specchio d’acqua nato da scavi effettuati circa trent’anni fa durante la costruzione dell’autostrada A23 tra Torino e Bardonecchia. In quella zona si scoprì una falda acquifera: la piccola pozza d’acqua formatasi durante i lavori si ampliò fino a creare l’attuale lago, che prende il nome dal luogo in cui è situato.
Grazie alla collaborazione con Gulliver e in particolare con Alberto Giolitti, seguendo l’itinerario n. 8 dal Lago di Orfù in direzione di Exilles, si incontra un aguzzo monolito alto circa 14 metri, visibile anche dal fondo valle. Mio figlio, Walter Marchisio, lo ha salito in solitaria da una via a monte, valutata di grado V su roccia precaria. Non trovando chiodi sulla vetta, ha piazzato tre chiodi e due fettucce, sacrificando per sicurezza anche due moschettoni a ghiera, calandosi poi alla base.
Walter chiede ai lettori, tramite “Aosta Cronaca”, eventuali informazioni sul monolito: nome, primi salitori o curiosità legate alla sua storia. Ogni segnalazione sarà ben accetta per arricchire la conoscenza di questo angolo nascosto e affascinante della Valle di Susa.