La ferita della Valnontey è ancora viva nella memoria collettiva. L’alluvione che ha colpito l’area non ha soltanto devastato sentieri, prati e strutture, ma ha anche incrinato il senso di sicurezza di chi frequenta e vive quei luoghi. Non si tratta di una semplice località turistica: la Valnontey è parte dell’identità di Cogne, è natura ma anche memoria, è paesaggio ma anche comunità. Proprio per questo, la ricostruzione non può essere ridotta a una pratica burocratica: deve diventare un’occasione per ripensare il futuro con attenzione e sensibilità.
La decisione dell’Amministrazione comunale di Cogne, formalizzata con delibera del Consiglio comunale n. 23 del 12 agosto 2025, è chiara: non un concorso di progettazione, ma un concorso di idee. Una distinzione non da poco, perché qui la priorità è aprire le porte alla creatività, alla partecipazione e alla pluralità di sguardi.
«L’idea è un pensiero libero — sottolinea il sindaco di Cogne, Franco Allera — e può arrivare da qualsiasi professionista, anche da chi non avrà poi il compito di progettare o realizzare l’opera. Ma la forza sta proprio in questa libertà: raccogliere suggestioni, visioni, immaginazione per restituire dignità e futuro alla Valnontey».
Non si tratta di uno scontro sugli obiettivi, che restano condivisi da tutti: riqualificare la Valnontey nel pieno rispetto del paesaggio e della comunità. La divergenza emersa con l’Ordine degli Architetti e, a seguire, con altri ordini professionali riguarda piuttosto la modalità: un concorso di progettazione più tecnico e ristretto da una parte, un concorso di idee più aperto e inclusivo dall’altra.
A ben vedere, la scelta cognein non solo è prevista e legittimata dall’articolo 46, comma 4, del D.Lgs. 36/2023, ma risponde anche a una logica di buon senso. In primo luogo perché la raccolta ampia di proposte consentirà di predisporre, insieme alla Regione, un Documento di Indirizzo alla Progettazione (D.I.P.) che sarà la vera base per i futuri progetti. In secondo luogo perché evita il rischio, già visto in passato, di opere calate dall’alto e poco integrate nel tessuto locale.
«I concorsi di progettazione hanno prodotto in Valle d’Aosta risultati spesso discutibili — ricorda Allera (nella foto) — dall’Università della Valle d’Aosta al terminal dell’aeroporto Corrado Gex, fino al Museo dell’Area Megalitica. Non vogliamo ripetere quegli errori».
L’alluvione ha dimostrato quanto fragile possa essere l’equilibrio tra ambiente e insediamenti, quanto urgente sia la necessità di soluzioni che non siano solo funzionali, ma anche rispettose del contesto naturale. La Valnontey ha bisogno di un progetto che parli la lingua della sua storia e dei suoi abitanti. Ecco allora il senso della decisione: un percorso che non delega a pochi esperti esterni la visione del futuro, ma che mette al centro la comunità e il territorio.
«Siamo consapevoli del legame profondo che unisce residenti e visitatori alla Valnontey — conclude Allera — ed è per questo che abbiamo deciso di andare oltre le procedure ordinarie, adottando un approccio nuovo, trasparente e condiviso. È così che vogliamo accompagnare la rinascita di questo luogo speciale».