Rispetto al 2019 i prodotti alimentari costano oggi, in Italia, quasi un terzo in più. È questo il dato diffuso dall’Istat nella Nota sull’andamento dell’economia pubblicata oggi. Si tratta della conferma di quanto denunciamo da tempo: dopo l’impennata dei prezzi motivata solo in parte dal caro energia, questi si sono mantenuti su livelli troppo elevati, senza mai riposizionarsi in maniera adeguata al ribasso.
Poco consola che tale crescita risulti comunque inferiore alla media della Ue27. Nel nostro Paese c’è un’aggravante: mentre i prezzi aumentavano, stipendi e pensioni rimanevano fermi.
L’effetto di tale andamento si è dispiegato in tutta la sua drammaticità, facendo crescere le disuguaglianze, anche in campo alimentare, e alimentando il fenomeno del lavoro povero. È di pochi mesi fa il dato allarmante della Caritas, che rilevava come il 23,5% degli italiani si trovi in condizioni di povertà pur lavorando.
Dati che vanno di pari passo con la fotografia restituita dal Rapporto Coop diffuso in questi giorni, che mostra un’Italia in cui i consumi sono dettati dalla necessità e a trainare il mercato in questo settore sono le spese fondamentali.
Spese sulle quali, in ogni caso, le famiglie continuano a operare dei tagli: dal punto di vista della qualità, avendo già ridotto tutto il possibile sul fronte della quantità.
Da tempo denunciamo le crescenti rinunce delle famiglie: l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha rilevato in tal senso una riduzione del consumo di carne e pesce (-16,9%, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); l’incremento della tendenza a ricercare offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 51% dei cittadini); l’aumento della spesa presso i discount (+12,1%).
Di fronte a questa situazione la narrazione della maggioranza di Governo sulla crescita del Paese non regge più. Per questo è necessario tornare a fare i conti con la realtà, e tornare a farlo con urgenza.
Nel dettaglio sono necessari alcuni provvedimenti urgenti per arginare i rincari e sostenere il potere d’acquisto delle famiglie, dando nuova spinta anche al mercato interno:
La rimodulazione dell’Iva sui generi di largo consumo (che consentirebbe un risparmio di oltre 516 euro annui a famiglia);
La creazione di un Fondo di contrasto alla povertà energetica e una determinata azione di contrasto alla povertà alimentare;
Lo stanziamento di risorse adeguate per la sanità pubblica e per il diritto allo studio;
Una riforma fiscale equa, davvero tesa a sostenere i bassi redditi e i redditi medi, e non a incrementare le disuguaglianze.