C’è chi alimenta polemiche e chi, invece, sceglie di riportare la discussione nel campo dei fatti. Raffaele Rocco, candidato sindaco di Aosta, ha scelto la seconda via: quella della chiarezza amministrativa e della netta separazione tra la propria funzione professionale e l’impegno politico.
«I provvedimenti regionali citati come presunta prova di un conflitto di interessi, per un valore di 9.750.000 euro, non rientrano e non sono mai rientrati tra le mie specifiche competenze. Non ho avuto alcun ruolo nel loro iter», precisa Rocco, smontando il cuore delle accuse. Una presa di posizione che, a mio avviso, non lascia margini di ambiguità: le carte amministrative parlano più forte delle insinuazioni.
L’allusione a un ruolo occulto nella stazione unica appaltante viene bollata come «una forzatura che non ha alcun fondamento nella realtà amministrativa». Una frase netta, che ribadisce la volontà di non piegarsi al gioco delle interpretazioni malevole. Qui si gioca un tema cruciale: la differenza tra responsabilità dirigenziale e responsabilità politica, troppo spesso confusa ad arte.
Eppure, Rocco non si limita a difendersi: rilancia. «Da quando è apparso sulla stampa il mio nominativo, mi sono astenuto e continuerò ad astenermi dall’adottare qualsiasi atto o decisione che riguardi direttamente il Comune di Aosta. Questo va ben oltre quanto richiesto dalla legge». È un gesto che, da osservatore, non posso non considerare politicamente significativo: un auto-congelamento che sottrae spazio a chi vorrebbe cavalcare l’ambiguità.
Non manca la distinzione tra i due piani – professionale e politico – che Rocco rivendica con forza: «Sto svolgendo e svolgerò la mia campagna elettorale durante i miei giorni di ferie e al di fuori dell’orario di ufficio, utilizzando il mio tempo personale e non un minuto di tempo pubblico». Una puntualizzazione che chiude ogni spiraglio alle accuse di uso improprio della funzione.
Chi si aspettava un passo indietro rimane deluso: «Continuo a credere che sarebbe un’irresponsabilità sospendere completamente le mie funzioni dirigenziali, lasciando incompiuto un lavoro importante per l’intera comunità regionale». Qui il candidato mette sul tavolo un punto dirimente: l’esperienza amministrativa come valore aggiunto, non come zavorra.
La conclusione è una sfida agli avversari: «Invito nuovamente gli altri candidati a un confronto serio sui programmi. Parliamo di come risolvere i problemi del traffico, di come migliorare i servizi, di come creare sviluppo. I cittadini di Aosta meritano risposte concrete, non polemiche costruite sul nulla».
Ecco il nodo della campagna: riportare la politica alle priorità quotidiane della città. Perché, alla fine, non saranno i sospetti a decidere il futuro di Aosta, ma la capacità di dare risposte credibili ai suoi cittadini.