Con lo scorso 22 agosto a Valtournenche si è concluso il percorso itinerante “I Ghiacciai e la Valle d’Aosta: un approccio a 360°”, un ciclo di sette eventi che, tra il 1° agosto e l’ultima tappa, ha attraversato la regione per raccontare i ghiacciai valdostani da molteplici prospettive: dalla scienza alla cultura, dal diritto all’alpinismo, fino agli aspetti antropologici e di sicurezza. È stata un’occasione preziosa di confronto e di divulgazione, che ha richiamato complessivamente 679 partecipanti, con un pubblico attento e motivato in ogni località.
Il viaggio è iniziato a Gressoney-La-Trinité il 1° agosto con un dialogo sull’evoluzione dei ghiacciai della Valle del Lys tra Michele Freppaz e Paolo Piccini, con 50 presenze. È proseguito il 4 agosto a La Thuile, dove il ghiacciaio del Rutor è diventato protagonista di un vero e proprio viaggio nel tempo, con oltre 100 spettatori incuriositi anche dalla realtà virtuale dedicata al ghiacciaio. Il 6 agosto, al Jardin de l’Ange di Courmayeur, il tema ha assunto una dimensione giuridica con gli interventi di Roberto Louvin e Michele Vellano sul rapporto tra ghiacciai e diritto.
Il 8 agosto Champoluc ha ospitato il confronto forse più suggestivo, con antropologi, esperti e giovani ricercatori a raccontare la storia e le trasformazioni dei paesaggi alpini, davanti a un pubblico numeroso di 136 persone. Al Forte di Bard, il 10 agosto, il grande alpinista Patrick Gabarrou ha portato una testimonianza intensa e personale sul Mont Blanc, raccogliendo applausi calorosi da sessanta appassionati.
La penultima tappa, il 20 agosto ad Arvier, è stata doppia: inserita nel progetto PNRR Agile Arvier e allo stesso tempo nel calendario ufficiale dei ghiacciai, ha coinvolto un pubblico di 140 persone, tra sala e streaming, in un dialogo serrato sul rapporto tra criosfera, neve e valanghe. Infine, il gran finale a Valtournenche il 22 agosto con quasi cento partecipanti: un incontro intenso per comprendere i processi invisibili che stanno cambiando la stabilità delle nostre montagne, con la voce di tecnici e ricercatori provenienti dalla Valle d’Aosta e dalle regioni alpine vicine.
Il bilancio è senza dubbio positivo. Non solo per i numeri, che già da soli confermano l’interesse del pubblico, ma per la qualità degli interventi e la capacità di unire linguaggi diversi: scienza e testimonianza, rigore e passione. La scelta di portare gli eventi in luoghi differenti, dalle località turistiche alle sale polivalenti, ha favorito una partecipazione diffusa e inclusiva, riuscendo a coinvolgere residenti, turisti, giovani e famiglie.
In un’epoca in cui i ghiacciai si ritirano a vista d’occhio e il cambiamento climatico sembra un processo inarrestabile, la Valle d’Aosta ha saputo proporre un modello virtuoso: fare divulgazione partendo dal territorio e parlando a tutti, senza barriere. E questo è forse il risultato più importante: aver reso i ghiacciai, spesso percepiti come lontani o riservati agli addetti ai lavori, un patrimonio di tutti, da conoscere, comprendere e difendere.
Il progetto, coordinato dall’Assessorato regionale alle Opere pubbliche, Territorio e Ambiente in collaborazione con Fondazione Montagna sicura, ARPA Valle d’Aosta e Forte di Bard, ha mostrato come la sinergia istituzionale possa tradursi in un’offerta culturale di alto livello. La speranza, ora, è che questo ciclo non resti un episodio isolato, ma diventi un appuntamento stabile della stagione estiva valdostana, un ponte tra ricerca, cultura e comunità.